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L'INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA CAMERA DEL LAVORO DI BRESCIA DAMIANO GALLETTI

La Fiera di Brescia, contenitore vuoto di idee e colmo di debiti. Il Comune favorisca un progetto vero di rigenerazione urbana e produttiva


Dalle fiere al Nibiru e ritorno, a conferma di un vuoto di idee e di prospettiva che attanaglia la città. L'agonia che da un paio d'anni accompagna il dibattito sulla (ex) fiera di Brescia sconcerta. Due anni fa, guidati dall'uomo delle mille cariche Francesco Bettoni, grandi e piccoli protagonisti dell'economia e della politica bresciana, sentenziarono la chiusura frettolosa e disinvolta del polo fieristico: l'economia è cambiata - dissero - e poco utili sono diventati oramai contenitori fieristici per promuovere le eccellenze produttive del territorio.

Poi - forse annoiati dal dibattito sull'aeroporto di Montichiari che non decolla - spuntò il parco giochi del Nibiru, bolla di sogni sgonfiatasi miseramente nel giro di un anno o poco più. In mezzo le dimissioni di Francesco Bettoni - oramai lanciato nelle strade delle Brebemi - da amministratore delegato dell'Immobiliare Fiera. Destino infausto, verrebbe da dire, quello delle ultime grandi opere bresciane. E tante le responsabilità, non solo politiche, di chi ha venduto progetti che non avevano le credenziali minime per diventare realtà.

Oggi restano non le idee ma i conti in rosso. Quelli relativi alla fiera sono particolarmente pesanti: il bilancio 2014 ha chiuso con una rilevante perdita di 4,15 milioni di euro, che va a sommarsi alla perdita dell'anno 2013 (2,19 milioni). Per il 2015 tutto lascia pensare che il rosso è stato simile. L'ammontare complessivo dei debiti è di circa 12,8 milioni di euro, i fondi rischi stanziati dalla società sono pari ad oltre 8,8 milioni di euro ed hanno subito un rilevante incremento nel 2014. C'è un costante deficit di gestione caratteristica che può essere stimato in almeno 2 milioni di euro all'anno, pur in assenza di attività nei padiglioni fieristici. Tutto ciò prescindendo da ogni valutazione in merito ad altri gravami di conto economico, quali ad esempio oneri straordinari, svalutazioni, accantonamenti per rischi ed oneri, sanzioni tributari ed oneri finanziari. Insomma, la fiera che non può più essere tale produce conti in rosso anche stando ferma e, in tale contesto politico ed economico, il patrimonio netto della società sarà destinato ad una progressiva erosione fino all'azzeramento.

Chi rischia di più? Da un lato i creditori finanziari (banche) e dall'altro quelli istituzionali (Comune di Brescia), oltre ai fornitori. Che fare? Si può stare fermi, e continuare a perdere soldi fino allo sfinimento. Si può tornare a fare fiere, magari spiegando prima perché fino a due anni fa questa strada non era percorribile, che tipo di progettualità nuova si vuol portare e come questa si possa intrecciare con l'altra fiera, quella di Montichiari, a venti chilometri di distanza. Oppure si può fare un centro commerciale, un altro, e sempre che qualcuno lo voglia fare, a poca distanza da quello gigantesco in costruzione a Roncadelle e non lontano da quelli che in provincia negli anni hanno chiuso i battenti dopo gli anni dell'altra bolla. Oppure, e qui sta il punto, si può scommettere su un futuro diverso.

A Rovereto, da poco più di anno hanno dato vita  a «Progetto Manifattura», un incubatore di imprese verdi. che mette in dialogo nuove e piccole imprese attive nei settori ad alta innovazione. Il Musil, ben più del mai decollato parco giochi del Nibiru, potrebbe essere propulsore di sinergie e elaborazione per coniugare passato e, soprattutto, sviluppo futuro del lavoro. Chi dovrebbe essere il perno di operazioni simili? Il Comune di Brescia,  soggetto coinvolto a pieno titolo nei progetti di rigenerazione della città, potrebbe senz'altro favorire una dinamica positiva per dare impulsi nuovi al sistema produttivo bresciano. Sapendo che nella zona sud-ovest della città insistono non solo la fiera  agonizzante ma anche i Magazzini generali, la ex Pietra, il mercato ortofrutticolo, diversi sono i soggetti delle diverse realtà economiche, produttive, culturali e sociali di cui il Comune potrebbe diventare collettore di idee e proposte.

Damiano Galletti
segretario generale Camera del Lavoro di Brescia

16 marzo 2016

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