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LE NUOVE NORME RAPPRESENTANO UNA SPADA DI DAMOCLE PER I LAVORATORI E LE LAVORATIRICI

Europa, quando c'era la libertà di circolazione


da rassegna.it  - Il mantenimento di quanto acquisito in materia di previdenza sociale quando ci si sposta in ambito Ue. Un principio antico quanto la stessa Cee. Ma è ancora in vigore? Dal 19 febbraio, una spada di Damocle pende sulla testa dei lavoratori migranti.

Il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale è un complesso di regole e principi comuni stabilito dall'Unione europea, cui tutte le autorità nazionali, enti previdenziali e tribunali devono attenersi, affinché le persone non perdano i loro diritti in materia di previdenza sociale quando si spostano da uno Stato membro all’altro, per motivi di lavoro, studio, pensionamento, ricerca di impiego o anche semplicemente per un soggiorno temporaneo.

È un sistema antico quanto la stessa Comunita economica europea. È stato, anzi, il suo primo atto giuridico emanato dopo il Trattato di Roma. Stabilito appena il regime linguistico e lo statuto dei funzionari europei, il 25 settembre 1958 il Consiglio della nascente Cee adottò il primo regolamento per la sicurezza sociale dei lavoratori migranti.

In un’atmosfera dominata dall'esigenza di trovare un’intesa con il Regno Unito e dalla crisi migratoria e dei rifugiati in corso, il Consiglio europeo ha in due giorni convenuto un insieme di disposizioni, considerate come “pienamente compatibili con i trattati”, che prenderanno effetto alla data in cui il governo del Regno Unito – espletato il referendum – informerà il Consiglio della sua decisione di restare membro dell'Unione europea.

In pratica, se secondo le regole attualmente in vigore – anzi, in vigore da più di mezzo secolo – il famoso operaio polacco che lavora in Germania riceve i medesimi assegni familiari che i suoi colleghi tedeschi, e questo indipendentemente dal paese di residenza dei figli, con le nuove regole l’assegno per i figli residenti in Polonia sarà indicizzato al costo della vita in Polonia, anche se il lavoratore ha un salario tedesco, e versa quindi nelle casse fiscali e previdenziali della Germania gli stessi importi dei lavoratori nazionali.

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