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L'ANALISI

L'innovazione fa bene all'orario


mercoledì 3 febbraio 2016 - “I tratti distintivi della dinamica di struttura non sono mai ravvisabili nei cambiamenti transitori e reversibili di breve-medio periodo, piuttosto nei cambiamenti che mutano la composizione del Pil. Diventa quindi ragionevole cercare di individuare le relazioni che esistono tra i movimenti cumulativi delle grandezze macroeconomiche e i mutamenti che hanno luogo nella loro struttura.

Negli ultimi 15 anni, in realtà già a partire dal 1985, si osserva un movimento delle grandezze macroeconomiche che mutano il segno del reddito e delle sue principali componenti di consumo e investimento”. Lo scrive su Rassegna Sindacale (http://www.rassegna.it/articoli/il-progresso-tecnico-modifica-come-e-cosa-si-produce) l’economista Roberto Romano che cerca di individuare le caratteristiche essenziali della trasformazione in corso.

“Non si tratta di un fenomeno transitorio, piuttosto di un processo di struttura che combina diversamente gli investimenti, la spesa in ricerca e sviluppo, i salari e le ore lavorate. Il progresso tecnico ha modificato in profondità il come e il che cosa si produce. In altri termini, il Pil con il passare degli anni è diventato sempre meno sensibile alla variazione degli investimenti fissi (in generale e delle imprese in particolare) rispetto agli investimenti negli asset intangibili e nella spesa in ricerca e sviluppo. Gli investimenti continuano a essere la base dell’accumulazione del sistema economico, della crescita del reddito e del livello di output atteso dagli stessi, ma la specializzazione produttiva e l’intensità tecnologica degli investimenti condizionano il livello di profitti e salari”. (..) “Sostanzialmente, nel corso di questi anni, è stata premiata l’intensità tecnologica degli investimenti, non l’investimento in quanto tale. I Paesi che hanno ridotto il rapporto investimenti/Pil e mantenuto costante o accresciuto il rapporto ricerca e sviluppo/Pil sono anche quelli che registrano i migliori tassi di crescita del Pil, dei salari e degli orari di lavoro più contenuti. (..)

Alla fine della sua ricostruzione delle dinamiche in atto, Romano conclude: “La capacità di produrre beni e servizi a maggiore contenuto tecnologico, e la conseguente spesa in ricerca e sviluppo, sono un ottimo strumento per consolidare la storica tendenza del capitale a ridurre gli orari di lavoro, cioè aumentare la produttività per unità di tempo”.

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