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LA CORRISPONDENZA DA PARIGI DI ALBERTO ZORATTI (FAIRWATCH)

Cop21, la conferenza si scalda


di Alberto Zoratti - Fairwatch

Con la bozza di accordo presentata dal gruppo di lavoro ad hoc
all'attenzione della Conferenza delle Parti sul clima di Parigi, si apre
la seconda settimana di negoziato, quella decisiva. Il rischio di un
nulla di fatto è palpabile, con un Governo francese pronto a prendere in
mano la situazione in caso di stallo eccessivo del processo negoziale.
La "Grandeur"  ha un valore troppo alto oggi, a poche settimane
dall'attentato nella capitale francese e in piena affermazione
elettorale di Marine Le Pen, per poter lasciare andare alla deriva un
evento di carattere storico.
Ma la certezza di una sua conclusione, con tanto di fanfare sugli Champs
Elysees, non permette comunque di essere ottimisti. Con una bozza
estremamente ambigua, ricca di parentesi quadre fortemente
contraddittorie, con un convitato di pietra (il libero mercato) non
messo in discussione neppure dalle recenti evidenze di
un'insostenibilità ecologica e sociale del sistema; con una serie di
impegni nella lotta al cambiamento climatico che sta trasformando sempre
più l'approccio da vincolante, come era il Protocollo di Kyoto, a
volontario dentro una cornice "pledge and review" dove i Paesi
promettono, verificano e se non mantengono non sono sottoposti ad alcun
meccanismo sanzionatorio.
Esiste già un elenco di proposte per la mitigazione, cioè il taglio dei
gas climalteranti, e adattamento, cioè le strategie di contenimento
degli effetti del fenomeno: quasi 160 Paesi hanno proposto al
segretariato della COP un proprio approccio alla risoluzione e alla
gestione del problema. Ma la somma di tutti gli INDCs (l'acronimo
inglese che indica gli impegni nazionali) avrebbe come effetto un
aumento della temperatura media del pianeta, rispetto all'epoca
preindustriale, di oltre 3°C. Ben oltre il limite proposto dall'IPCC, il
Panel di scienziati di riferimento per il negoziato delle Nazioni Unite,
che vede in un aumento massimo di 2°C una soglia ancora relativamente
raggiungibile senza creare scompensi naturali irrimediabili. Ma il tempo
passa, le decine di miliardi di tonnellate di CO2 e gas equivalenti
continuano ad essere emesse dai Paesi industrializzati ed emergenti a
far crescere la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, che
ha ormai superato stabilmente le 400 parti per milione (rispetto alle
280 dei secoli passati). Il tipping point, il punto di non ritorno tanto
ventilato dalla scienza, in cui il sistema complesso dell'atmosfera
passa a uno stato superiore di modificazioni, rischiosamente si avvicina.
Quanto i Paesi seduti al tavolo delle trattative, e soprattutto i Paesi
industrializzati, storicamente responsabili dell'inquinamento globale,
ne siano consapevoli, è ancora da capire.

LA BOZZA DI ACCORDO (IN INGLESE)

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