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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

Sicurezza e libertà, come stiamo cambiando. Segnalazioni dai quotidiani nazionali di venerdì 20 novembre


La tensione e gli allarmi (veri o falsi) per gli attentati del terrorismo crescono in tutta Europa e assorbono la maggior parte dell’attenzione dei media e dei mezzi di comunicazione. Guerra e caccia ai terroristi sono i titoli principali dei quotidiani e dei siti web. Il consenso alla guerra pare crescere di giorno in giorno tra opinionisti e politici. Voce dissonante quella di papa Francesco, che maledice i “signori della guerra”. Il governo italiano cerca di mantenere l’equilibrio. Interventi all’insegna della prudenza quelli del ministro Gentiloni e dello stesso premier Renzi, dopo le dichiarazioni della ministra Pinotti che aveva già pronto l’intervento militare italiano in Siria. In secondo piano le notizie sociali e sulla politica economica. Ma nel frattempo procede il percorso della manovra per il 2016. Al Senato il governo ha blindato la Legge di Stabilità. Con un intervento della ministra Maria Elena Boschi, il governo ha posto infatti la questione di fiducia sul maxiemendamento che in pratica sostituisce tutto il testo precedente. La presentazione della proposta di modifica dell’esecutivo, che recepisce il lavoro della commissione Bilancio, è arrivata ieri sera poco prima delle 22 per dare tempo alla Ragioneria generale dello Stato di procedere con la bollinatura. Il disco verde del Senato dovrebbe arrivare quindi questa mattina (la seduta è convocata per le 9) o al più tardi entro domani, per poter poi consegnare il testo a Montecitorio per la seconda lettura. Contro la legge di stabilità e gli effetti negativi del Jobs Act si mobilita la Cgil. Domani la manifestazione a Roma della Fiom. Sabato 28 toccherà invece ai lavoratori pubblici. Iniziative Cgil per la giornata internazionale dell’infanzia. Sempre domani a Roma il corteo di tutte le comunità musulmane in Italia contro il terrorismo, “not in my name”. Oggi a Bruxelles la riunione straordinaria del Consiglio europeo: all’ordine del giorno il rafforzamento dei controlli alle frontiere.

LA FIOM IN PIAZZA  PER IL CONTRATTO E CONTRO IL TERRORISMO

Alla vigilia della manifestazione nazionale delle tute blu della Cgil, il  segretario generale della Fiom Maurizio Landini oggi spiegherà perché i metalmeccanici hanno deciso di scendere in piazza con una intervista in diretta alle 11 su www.radioarticolo1.it e a Roma sui 103.300 della modulazione di frequenza. La radio seguirà il corteo "Unions, per giuste cause" di domani e trasmetterà in diretta gli interventi e il comizio conclusivo dal palco di Piazza del Popolo. Il segretario della Fiom è stato intervistato da Antonio Sciotto del manifesto: Due bandiere, pace e lavoro” (p.2). Intervista a Landini anche sul Corriere della Sera: “Chiediamo aumenti del 3% e salario contrattato ogni anno” (Enrico Marro a pagina 41). Sulla manifestazione della Fiom scrivono anche il Fatto Quotidiano e l’Unità con un pezzo di Massimo Franchi (p.7).

TRA GUERRA E PENSIONI. SEGNALAZIONI DALLA STAMPA

LE PENSIONI CHE VORREI. PARLA BOERI. Giovanni Minoli intervista oggi il presidente dell’Inps sul Sole 24 ore. “Tito Boeri 57anni, milanese, Phd in economia al la New Y ork University. Prof ess ore al la Bocconi e all ’Lse, da l ma rzo 2014 è presidente dell’Inps, nominato da Renzi che per decidere gli ha dato un’ora di tempo. Adesso che ha accettato, lo rifarebbe? Sì, perché per cambiare questo Paese bisogna cambiare la macchina dello Stato. Presidente Boeri, a quanto ammonta il rosso dell'Inps? Il disavanzo nel 2015 dovrebbe essere di circa 9 miliardi, ma non c’è da preoccuparsi perché le prestazioni erogate dall'Inps sono tutelate dalle leggi dello Stato. Spulciando i bilanci, però, si vede che i contributi versati sono 211 miliardi, quelli erogati 431, cioè il doppio. In che senso non dobbiamo preoccuparci? Non tutte le prestazioni dell'Inps sono delle prestazioni di tipo contributivo, molte sono di tipo assistenziale, a fronte delle quali non vengono versati dei contributi. Si può accettare che intere aree del Paese non paghino i contributi? Certo che no. Abbiamo stretto accordi con l’Agenzia delle entrate, abbiamo potenziato la nostra attività di intelligence usando le banche dati. Adesso bisogna vedere cosa succederà con la creazione dell'ispettorato nazionale del lavoro. Professor Boeri, lei sta provando a fare quello che ha sempre scritto su lavoce.info. Renzi, che adesso la critica, è possibile che non sapesse cosa pensava? L’accordo era che io avrei fatto le cose in cui credevo, comprese queste proposte che abbiamo presentato al governo nel mese di giugno. Le avete pubblicate sul vostro sito... Solo dopo la presentazione della legge di stabilità e a fronte di un accordo col governo che ci ha detto di pubblicarle. Un accordo, però, insomma, il risultato è un po'... Il governo può fare quello che vuole delle nostre proposte; noi possiamo solo proporre. Qual è il punto di partenza del suo progetto? Il punto di partenza è che noi vogliamo rendere il sistema non soltanto finanziariamente ma anche socialmente sostenibile. Se il patto tra generazioni non viene percepito come equo questo patto rischia di non reggere. Inoltre, la proposta taglierebbe il debito pensionistico, alleggerendo il fardello che grava sui giovani (…)

COME CI STA CAMBIANDO IL TERRORISMO. Lo spiega Ilvo Diamanti su Repubblica. I sanguinosi attentati di Parigi hanno emozionato e coinvolto anche noi. In Italia. Non si tratta di un effetto preterintenzionale. Al contrario. La scelta dei luoghi, delle vittime, la stessa rappresentazione dei massacri rivelano una evidente intenzione - e capacità - di colpire "nel mucchio". Molti bersagli "umani". Molti giovani. Ma anche di lanciare messaggi. Di trasferire paure, inquietudini, ben oltre i confini di Parigi e della Francia Fino a noi. Paese confinante. Dove ha sede il Vaticano. Dove i flussi migratori dal Nord Africa continuano, incessanti. Lo conferma il sondaggio condotto da Demos per Repubblica, nei giorni scorsi. Certo, la maggioranza degli intervistati ( 50%) vede negli attentati una "punizione" contro la Francia, colpevole di partecipare ai bombardamenti in Siria e in Iraq. Più di quanti (40%) lo considerano, invece, un avvertimento, contro luoghi e riti del consumismo occidentale. Tuttavia, oltre 8 italiani su 10 ritengono che questo attacco non abbia implicazioni solamente "francesi". Ma riguardi, al contrario, anche noi. Oltre metà delle persone ( intervistate ) ammette di sentirsi preoccupata per l'eventualità di atti terroristici. Con un aumento di 14 punti, nell'ultimo anno, e di circa 20 rispetto al 2010. Gli effetti sul clima d'opinione risultano evidenti. Anzitutto, sul piano dell'in-sicurezza, che appare diffusa Componenti ampie della popolazione (meglio: del campione) pensano, infatti, che oggi convenga adottare comportamenti prudenti. Più che in passato. In particolare, il 46% ritiene opportuno evitare di partecipare a manifestazioni ed eventi pubblici. II 43%: di viaggiare all'estero. Il 38%: di prendere l'aereo. Si tratta, perlopiù, di persone più anziane e meno istruite. Che, comunque, sono meno disponibili a mobilitarsi e hanno minore confidenza "con il mondo". Ma il segnale è chiaro. L'insicurezza sta penetrando nella società. E spinge le aree "periferiche - dal punto di vista sociale ma anche territoriale ( i piccoli comuni di provincia e le banlieue metropolitane) -
a chiudersi in casa. A guardare gli altri con diffidenza. Quasi 4 persone su 10, infatti, oggi percepiscono gli immigrati come "un pericolo per l'ordine pubblico e la sicurezza delle persone". E si rivolgono all'Islam con atteggiamento diffidente. La scia di sangue lasciata dalle aggressioni criminali avvenute a Parigi, dunque, è arrivata fin qui. E ha alimentato, presso gli italiani, l'inquietudine. Ha allargato le distanze, meglio, il distacco fra noi e gli altri. Percepiti come possibili minacce. Nemici. (…)

QUANDO CRESCE LA SFIDUCIA. Dal Corriere della Sera è da segnalare l’analisi amara di Isabella Bossi Fedrigotti sul calo della fiducia tra le persone. “Mi fido di me, non mi fido per niente di te. Che fenomeno è questo? Ce lo spiega l'Istat che, nelle pieghe delle sue periodiche indagini, ha individuato un singolare dato un poco inatteso, un poco sorprendente, secondo il quale gli italiani stanno tornando a riporre fiducia in loro stessi, mentre, però, la vanno perdendo nei confronti degli altri. Succede, insomma, qualcosa del genere «io sono io, faccio, dico, affermo, so e posso mentre tu non soltanto non sei nessuno, ma non sai niente, parli a vanvera, non mi restituisci il portafoglio che hai trovato dove io l'ho perso e se ti incontro non posso mai essere certo che non mi tiri uno sgambetto». Esagerando, ovviamente, perché poi, guardando i numeri, il fenomeno è, in effetti, un po' meno radicale di così, eppure il ritratto che esce dall'indagine dell'Istat non sembra troppo diverso da quello del marchese del Grillo, maschera italiana per eccellenza, alla quale, evidentemente, di questi tempi tendiamo a somigliare. Del resto, chi segue un poco blog, forum di conversazione, social network o anche soltanto gli scambi di pareri con i quali il popolo della rete commenta le varie notizie di cronaca, di qualunque tipo siano, conosce bene questo atteggiamento per cui ciascun scrivente ha sempre ragione in quanto perfettamente informato mentre tutti gli altri vengono accusati di non sapere, di essere all'oscuro, di avere torto o, a volte, perfino di nutrire cattive intenzioni. E, inutile dirlo, giudizi e stroncature risuonano sempre assai perentori, per lo più privi, purtroppo, del ben noto spirito dell'antico marchese romano, a metà strada tra il bonario e l'irridente. Per la fiducia in se stessi — e i più fiduciosi in assoluto non sono, come ci si potrebbe immaginare, i giovani, bensì gli anziani — non si può naturalmente che essere contenti in quanto si tratta di un barometro che segna forse un principio di buona stagione, con cielo poco nuvoloso tendente al sereno che aspettavamo da un pezzo, sprazzo di bel tempo, chissà, speriamo, non puramente meteorologico.  E quel confidare soltanto in se stessi che, tuttavia, rende un po' meno certa l'indicazione del barometro. Quel preventivo diffidare di tutto il resto dell'umanità, che siano famigliari, vicini di casa, colleghi, parenti, conoscenti o sconosciuti — mano sul fuoco soltanto per se stessi —, rappresenta una bizzarra, difficile realtà che potrebbe ridurci a isole irraggiungibili, a fortezze inespugnabili, specie di monadi chiuse nella corazza del loro assoluto, inavvicinabile isolamento, a conferma (riconfermata) che la solitudine, cronica malattia del nostro tempo, potrebbe diventare incurabile. Il famoso prossimo di cristiana tradizione sta, insomma, perdendo, la sua amabilità: non è un nemico, non sempre almeno, ma è comunque qualcuno che si preferirebbe non incontrare di notte in una strada buia. (…)

MA COME SI VIVE A RAQQA? IL RACCONTO DI ALBERTO NEGRI. Sul Sole 24 ore da segnalare il reportage di Alberto Negri. Come si vive in Siria ai tempi del Califfato? II destino di Raqqa, capitale dell'Isis bombardata da russie francesi, racconta  una storia emblematica della guerra siriana che racchiude  prima la paura per la repressione esercitata dal regime di Bashar Assad, poi le speranze sollevate dall'avanzata dei ribelli e infine il cupo terrore imposto da alBaghdadi. Ma la sorte di Raqqa descrive anche quanto sarà complicato sradicare i jihadisti, sempre che si trovi l'accordo per farlo. Il 6 marzo 2013 Raqqa era un città in festa che accoglieva gli insorti sventolando bandiere. Per Assad la sconfitta era stata umiliante: questa città di 2oomila abitanti,160 km a Est di Aleppo, era il primo capoluogo regionale a cadere in mano ai ribelli con un'offensiva che aveva visto schierate fianco a fianco le milizie dell'Esercito libero siriano (Els) e quelle di Jabhat alNusra. Lagioia per la liberazione della città si trasformò in timore quando le brigate Eis vennero cacciate dai salafiti di al-Nusra, affiliati di al-Qaeda e fedeli auna versione radicale dell'Islam. I salafiti di Jabhat al-Nusra pensavano di avere in pugno la situazione: si erano liberati dell'Els, formazione sostenuta anche dalla Turchia che includeva dai disertori dell'esercito di Assad ai laici agli islamisti. L'Els veniva presentato alle conferenze internazionali come il braccio armato dei "moderati" ma stava già per-dendo seguaci.In realtà moderati e laici non hanno mai controllato nulla, tanto meno avevano un ruolo i politici siriani che si facevano pagare dagli occidentali i conti degli hotel a cinque stelle. Anche la conquista di Raqqa dei salatitisi era rivelata un'illusione. Bivaccavano con le bandoliere a tracolla nelle caserme abbandonate dai militari del regime e avevano issato le bandiere nere del monoteismo di al-Qaeda sulle antiche rovine (…)

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