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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

SULLA STAMPA NAZIONALE TANTI I RICORDI PER LA MORTE DI LUCIANO GALLINOLUCIANO GALLINO

Disoccupazione giovanile, un fallimento dopo l'altro. Segnalazioni dai quotidiani di lunedì 9 novembre


Lunedì 9 novembre 2015 Più di quattro milioni di inattivi e un tasso di disoccupazione oltre il 40 per cento, il doppio della media europea. La ripresa economica fatica a tradursi in una inversione di rotta sull'occupazione dei giovani, che restano ai margini del mercato del lavoro. Tutte le misure messe in campo dal governo Renzi, a partire dal Jobs Act, si stanno rilevando dei fallimenti. Nessuna inversione di tendenza sulla disoccupazione dei giovani neppure dagli incentivi della Garanzia giovani. Ora il governo sembra puntare per il prossimo anno sul rilancio dell'apprendistato e dei percorsi di alternanza scuola-lavoro. In Germania, nuovi guai in vista per la Volkswagen. La magistratura ha aperto un'inchiesta su un'altra serie contraffazioni dei test ambientali delle automobili, sia diesel che a benzina. In Italia, sul fronte della cronaca politica sono due gli eventi che hanno caratterizzato il fine settimana: la nascita della nuova formazione della Sinistra italiana a Roma e la manifestazione del centro destra a Bologna che ha incoronato leader dell'opposizione a Renzi Matteo Salvini e ha sancito l'eclisse di Silvio Berlusconi. Lutto nella cultura. Addio al padre della sociologia del lavoro: è morto a Torino, a 88 anni, Luciano Gallino, un intellettuale "raro", che lascia un'importante eredità negli studi (ma anche nella battaglia culturale e politica) sul lavoro. Al via la campagna per il rinnovo dei delegati del gruppo Fs. Oggi l'assemblea a Roma con il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Inca e Cgil danno battaglia contro i tagli ai patronati e ai Caf. In aula alla Camera il disegno di legge sui beni confiscati alla mafia.

PARTE LA CAMPAGNA DELL'INCA E DELLA CGIL CONTRO I TAGLI

La Cgil e il suo patronato Inca danno battaglia contro i tagli del governo, che in barba al milione di firme raccolte con la petizione promossa lo scorso anno da Acli, Inas, Inca e Ital contro lo smantellamento del diritto alla gratuità della tutela previdenziale e socio assistenziale, ha riproposto con la legge di Stabilità 2016 una diminuzione di 48 milioni di euro per ciascun anno del prossimo triennio che, sommati ai 35 milioni di euro definiti dalla scorsa finanziaria e  ad altri 35 che andrebbero a incidere sull'attività già svolta, raggiungono la cifra di 284 milioni di euro, pari a quasi il 70 per cento del fondo complessivo di un anno destinato a questi istituti. "Una sberla - commenta il presidente dell'Inca, Morena Piccinini - che si aggiunge alla beffa di una promessa di riforma per la riorganizzazione del sistema dei patronati, della quale ancora non c'è traccia".

OGGI IN AULA IL DISEGNO DI LEGGE SUI BENI CONFISCATI

Dopo due anni di discussioni, confronti, audizioni e dopo che il testo originario è stato arricchito da numerosi e autorevoli contributi a partire dai testi elaborati dalla Commissione Antimafia, il ddl 1138 arriva finalmente all'esame dell'aula di Montecitorio. "Si tratta di un passaggio fondamentale per questa proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da un vasto schieramento di associazioni, che dopo aver raccolto le firme necessarie il 3 giugno 2013 consegnò il testo alla Presidente della Camera, Laura Boldrini".  Lo dicono le associazioni che hanno promosso in questi due anni la battaglia per la legge: Arci, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Cgil, Libera e Sos Impresa. "Nel sottolineare il lungo percorso democratico, iniziato dal coinvolgimento della società civile che ne è stata protagonista diretta - si legge nel loro comunicato - vogliamo evidenziare l'urgenza che il Parlamento, nella sua autonomia, legiferi. Siamo infatti di fronte ad un fenomeno, quello dei sequestri e delle confische per mafia di beni ed aziende, in crescita esponenziale che non avendo a disposizione strumenti efficaci mette a rischio posti di lavoro e indebolisce la lotta contro le mafie. Abbiamo bisogno di riconsegnare alla legalità e alla collettività i beni e le aziende sottratte alle organizzazioni criminali, evitando, come purtroppo capita, fallimenti, degrado, speculazioni. Il testo che andrà in aula alla Camera è frutto di un lavoro lungo e articolato, che ha affrontato i numerosi punti critici emersi nel confronto e nella discussione in Commissione giustizia. Nella proposta di legge esistono novità importanti e positive, soprattutto per quanto riguarda ruoli e funzioni dell'Agenzia nazionale e l'indispensabile supporto, anche di natura finanziaria alle aziende, con cui salvare quelle sane e tutelare i lavoratori. "Ci auguriamo - concludono le otto promotrici della campagna - che da domani il dibattito tra le forze politiche possa portare a superare le divergenze ancora esistenti, arrivando ad un testo il più possibile condiviso. Il nostro auspicio è che si approvi rapidamente un provvedimento atteso da troppo tempo e non più rinviabile, per tutelare i lavoratori e rendere più efficace l'azione dello Stato nella confisca e nel riutilizzo sociale dei patrimoni liberati dal giogo mafioso".


IL PRIMO SCIOPERO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE E' STATO UN SUCCESSO

"È stato un successo. Abbiamo registrato un'adesione senza precedenti, una vera e propria invasione davanti ai punti vendita, per le piazze e sui social network con lo slogan #FuoriTutti, con diversi punti vendita costretti alla chiusura". Così la Filcams Cgil commenta lo sciopero di sabato 7 novembre che ha visto una grande partecipazione nelle aziende aderenti a Federdistribuzione, Distribuzione Cooperativa e Confesercenti.


ADDIO A LUCIANO GALLINO. I RICORDI SUI GIORNALI

PAOLO GRISERI su Repubblica. "Di Luciano Gallino, scomparso all'età di 88 anni, mancherà la testimonianza rigorosa e appassionata, la serietà d'analisi che consentiva a tutti coloro che si occupano della società italiana di avere uno sguardo non preconfezionato sui mutamenti dell'ultimo mezzo secolo. Soprattutto mancherà il suo essere punto di riferimento, quasi una cartina di tornasole del mutare delle posizioni altrui: il suo mite radicalismo d'indagine aveva finito per farlo passare, negli ultimi anni, come un intellettuale no global mentre era semplicemente il coerente sostenitore di un riformismo rigoroso e non cortigiano. Dunque un riformismo autentico. Dal capitalismo dal volto umano di Adriano Olivetti alla girandola impazzita della crisi dei mutui subprime, Luciano Gallino ha conosciuto e analizzato l'intera parabola del rapporto capitale-lavoro nella seconda parte del Novecento. Utilizzando come metro di valutazione le persone che in quei processi venivano rese protagoniste o schiacciate". (...)

BRUNO UGOLINI sull'Unità. La scomparsa di Luciano Gallino lascia tanta amarezza in chi (semplice lavoratore, studioso di problemi sociali, politico sensibile alle trasformazioni produttive, sindacalista impegnato o anche imprenditore avveduto), lo ha seguito nel corso degli anni. Viene a mancare un'altra voce importante capace di allargare la conoscenza su fenomeni e attese, troppo spesso male interpretate. Sempre collocandosi dalla parte di chi "presta" e non solo vende" la propria forza lavoro. Con l'impegno di chi intende far riconoscere a questo "prestatore" d'opera un ruolo non servile. Senza indulgere in inutili populismi ma dimostrando come la stessa Impresa, per una vera efficienza, utile al paese, abbia bisogno di rapporti di Iavoro davvero moderni. Basta rileggere i titoli dei suoi innumerevoli volumi per ripercorrere il pensiero di Luciano Gallina. Come quel "Se tre milioni vi sembran pochi. Sui modi per combattere la disoccupazione" dato alle stampe nel lontano 1998, quando si affacciavano nel mercato del lavoro le prime ondate di lavori "atipici e precari'. Oppure, via via: "Il costo umano della flessibilità" e "L'impresa irresponsabile" nel 2005; "1l lavoro non è una merce. Contro la flessibilità" nel 2007; "La lotta di classe dopo la lotta di classe" nel 2012. Fino a "Vite rinviate. Lo scandalo del lavoro precario' nel 2014. La sua cultura derivava, del resto, non solo dagli studi accademici. Prima di diventare Professore emerito all'Università di Torino (dal 1965 al 2002) aveva affrontato un'interessante esperienza di vita all'ufficio studi deil'Oliveiti di Ivrea, una fucina, allora, per un possibile futuro lavorativo basato su un patto perlomeno di rispetto tra capitale e lavoro. Una "vita di fabbrica" che lo avvicinava alle problematiche reali e lo aiutava poi nella sua continua acquisizione di capacità e di riconoscimenti. Fino adiventare presidente del Consiglio Italiano delle Scienze Sociali, dal1979 al1988, e poi dell'Associazione Italiana di Sociologia, dal 1987 a1 1992. (...)

MAURIZIO FERRERA sul Corriere della Sera. "Di Luciano Gallino, scomparso ieri all'età di 88 anni, conservo due bei ricordi personali. Il primo risale agli anni Sessanta. Gallino face va parte del gruppo di intellettuali che aiutavano Adriano Olivetti a impostare nuove e lungimiranti politiche di gestione del lavoro e del territorio. A Ivrea, dove abitavo, il nome di Gallino ricorreva spesso, soprattutto in occasione di nuove iniziative culturali o sociali che l'azienda apriva alle famiglie dei dipendenti e all'intera città. Il sociologo lasciò la Olivetti nel 1971, ma rimase profondamente segnato da q u e l l a es p er i en z a . L a sociologia industriale e del lavoro rimase uno dei suoi principali interessi. E ancora nel 2001, in un a lunga intervista con Paolo Ceri intitolata L'impresa responsabile (Edizioni di Comunità), Gallino tornò a riflette re sull'ingegner Adriano e sulle sue straordinarie realizzazioni. L'Olivetti degli anni Cinquanta fu la prima grande «impresa responsabile», caratterizzata da una strategia produttiva molto efficiente, ma anche capace di migliorare costantemente le condizioni di lavoro. Purtroppo, l'etica dell'impresa responsabile è oggi quasi scomparsa. Nel nuovo capitalismo neoliberista, sosteneva Gallino, l'imperativo è «fare buoni affari e basta» (la nota raccomandazione di Milton Friedman), massimizzare il valore pe r g li azionisti senz a preoccuparsi di altro. Il mio secondo ricordo riguarda il Gallino professore. Verso la metà degli anni Settanta, all'Università di Torino m'iscrissi al suo corso di Sociologia. Mi trovai di fronte un docente austero, con uno stile molto tradizionale che strideva con il clima lassista e a volte sguaiato d i « Pal a z zo Nu ovo» . Ne lle su e le z io ni non si stava seduti sui banchi a fumare e discutere di cospirazioni della borghes i a . S ' i m p a r a vano i c lassici, si legg eva Karl Marx, ma anche Max Weber e Talcott Parsons. Si gu ard a va no i numeri , commentando le tabelle di Paolo Sylos Labi ni sulle classi sociali in Italia. Si fa- cevan o co se s erie , in so m ma. Sot to la guida di un vero Maestro. (...)

MASSIMILIANO PANARARI su La Stampa. "La sociologia italiana ha perduto uno dei suoi massimi esponenti. Si è spento ieri a Torino, a 88 anni, Luciano Gallino, professore emerito all'ateneo torinese, la cui opera ha rappresentato un contributo di notevole significato alla sociologia del lavoro e alla teoria sociale più in generale. Nonché intellettuale pubblico rilevante per le vicende della sinistra italiana. Gallino era nato a Torino nel 1927 e la sua formazione (e forma mentis) si è intrecciata fortemente con l'esperienza dell'olivettismo, che ha rappresentato un modello unico (e specificamente italiano) di relazione tra l'impresa, la società e la cultura. Nel 1956 entrò nell'azienda di Adriano Olivetti, che fu l'incubatrice e il laboratorio di un modo originale di pensare e praticare le relazioni sindacali e il rapporto con il territorio, destinato a pesare profondamente sulla sua metodologia e sul suo pensiero sociologico. Il giovane Gallino, chiamato dall'ingegner Olivetti, iniziò collaborando con l'Ufficio studi relazioni sociali (una struttura di ricerca che costituiva un unicum nel panorama delle imprese dell'epoca) per passare qualche anno dopo a dirigere il Servizio di ricerche sociologiche e di studi sull'organizzazione, che dipendeva dalla Direzione del personale e dei servizi sociali capitanata a lungo da Paolo Volponi. La stagione olivettiana, per l'appunto, che tanto avrebbe segnato in quegli anni e in quelli immediatamente seguenti la cultura nazionale.

GUIDO CRAINZ su Repubblica. "Un intellettuale raro, Luciano Gallino. Raro per
l'arco complessivo del suo percorso, da quel luogo magico che è stata la Olivetti degli anni Cinquanta e Sessanta sino al ruolo svolto nei grandi campi del sapere sociologico; dall'Università di una città-simbolo dell' Italia industriale come Torino alle esperienze internazionali, e sino ai puntuali interventi connessi all'attualità. Un intellettuale raro per l'intreccio stretto fra ricerca scientifica e impegno civile, nel suo rigoroso seguire il delinearsi di un mondo e il suo dissolversi: con un'attenzione costante sia alle nervature interne di esso che alle ricadute umane dei processi che lo attraversavano. Si riflette infatti nelle sue ricerche il definirsi del mondo industriale in Italia, il suo tardivo ed intenso espandersi, il suo specifico profilo; e poi il suo progressivo rimodellarsi (Il lavoro e il suo doppio) e incrinarsi (La scomparsa dell'Italia industriale) sino al suo radicale trasformarsi nell'era della globalizzazione. Senza rimuovere i drammi umani e le lacerazioni che quella dissoluzione ha provocato e provoca; con un'intensa attenzione ai nessi fra Globalizzazione e diseguaglianze, a il costo umano della flessibilitá o ai profili de L'impresa irresponsabile. Con l'analisi attenta delle forme e delle modalità complesse del lavoro, delle trasformazioni tecniche e al tempo stesso delle dimensioni urna-ne che entravano in gioco. E sufficiente scorrere alcuni titoli dei suoi libri per cogliere la ricchezza di un percorso e questo rinvia ad un altro suo tratto: alieno dalle più rigide ideologie del marxismo di scuola quando esso sembrava imperante, e alieno dalle liquidazioni altrettanto ideologiche di patrimoni conoscitivi quando quelle liquidazioni sono dilagate. Si legge con passione un libro-intervista di tre anni fa, La lotta di classe dopo la lotta di classe. Con la riflessione sull'attuale ridefinirsi delle classi sociali, in una puntuale contestazione di chi ne nega l'esistenza; e con la delineazione di una lotta di classe (economica, sociale, culturale) condotta oggi dalle classi dominanti contro le classi lavoratrici e le classi medie. Con l'analisi non dello scomparire ma del progressivo estendersi - oltre la fabbrica e anche oltre il lavoro - di forme molteplici di dominio quotidiano. Con l'analisi delle tragedie indotte non solo dai processi economici ma anche dal Dramma di una società disgregata, per citare un articolo pubblicato nel marzo del 2010 su questo giornale: una riflessione su quelle lacerazioni indotte dalla crisi di cui testimoniavano i drammi, e i suicidi, di imprenditori e di operai del Nord-Est. «Per resistere a un simile carico di rabbie e scoramento», scriveva, sarebbero necessarie coesioni sociali oggi quasi dissolte. Sarebbero necessari "gruppi di sostegno" che un tempo esistevano: «Certamente ne esistono ancora, ma forse non abbastanza». Era un'analisi e al tempo stesso un richiamo a responsabilità collettive: come tutti i suoi scritti. (...)

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