via Fratelli Folonari, 20 - Brescia Centralino 030.37291
cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

L'INTERVENTO DI DAMIANO GALLETTI, SEGRETARIO DELLA CAMERA DEL LAVORO. LA PROPOSTA DI UN SITO PRODUTTIVO SUL MODELLO DI QUELLO DI ROVERETO

Per un Polo della Manifattura anche a Brescia


mercoledì 4 novembre 2015 - A Rovereto hanno fatto il Mart ed ha avuto successo. A Trento hanno lanciato il Muse, il Museo della scienza, e la bontà dell'operazione è evidente. Entrambi sono esempi fecondi di come l'innovazione delle idee, quando c'è, è in grado di alimentare cultura e posti di lavoro in modo virtuoso. Spesso, nel dibattito cittadino, si è detto che anche a Brescia avremmo dovuto fare così.

A Rovereto, da meno di un anno, hanno dato vita  a «Progetto Manifattura», un incubatore di imprese verdi. Un progetto che avevamo avuto di presentare a Brescia già un anno fa, in occasione di uno dei convegni, «Il lavoro fa vivere la città», che aveva accompagnato la mostra «CapoLavoro al museo di Santa Giulia. Là dove c'era la manifattura tabacchi che dava lavoro negli anni d'oro a duemila persone, oggi che di quell'esperienza non v'è più nulla, sorge un articolato progetto che mette in dialogo nuove e piccole imprese attive nei settori ad alta innovazione. Trentaduemila metri quadrati, otto moduli che ospitano uffici e spazi produttivi, fibra ottica e tecnologie di ogni genere a disposizione, prezzi di affitto molto bassi e pensati su misura per i giovani che hanno idee.

A Brescia abbiamo il Comparto Milano. Era il cuore della Brescia produttiva, costellato di grandi fabbriche quali la Pietra o l'Atb solo per citarne alcune. Di quel mondo non è rimasto più nulla, se non un'immensa area da bonificare e rimettere a valore. Perché sì, là dove c'erano grandi fabbriche, ognuna con centinaia di lavoratori che lavoravano su un singolo prodotto, oggi ne sono rimasti solo gli scheletri. Una trasformazione produttiva che è in corso da decenni. La lunga crisi iniziata nel 2008 a Brescia ha bruciato decine di migliaia di posti di lavoro e centinaia di aziende. Nel decennio prima della crisi in provincia di Brescia i fallimenti erano meno di duecento l'anno, negli ultimi otto anni sono stati sempre intorno ai 350 e quest'anno raggiungeremo o quasi i 400 (erano già 358 al 20 di ottobre). Trentamila posti di lavoro in meno in pochi anni, una disoccupazione passata dal 3,1 al 9,2 per cento. In questa sede non mi interessa discutere degli effetti del Jobs Act o della decontribuzione sull'occupazione, mi preme osservare che non è affatto scontato che i posti di lavoro bruciati dalla crisi possano tornare.

La crisi ha cambiato molte cose e sperare di tornare ai vecchi tempi è pia illusione. No, quei posti scomparsi non torneranno più, almeno non nei settori dove prima si trovavano. E lo stesso comparto dell'edilizia non potrà riprendersi costruendo nuovi palazzi, dovrà occuparsi soprattutto di manutenzione e cura del territorio,  di bonifiche, di trasformazione delle aree dismesse in retroporti fornitori di servizi logistici, di rigenerazione  dell'edificato esistente, prospettiva che per strumentazione e tecniche dipende dalla “genialità” e dallo  sviluppo della manifattura.

È in tale contesto che un progetto come quello della Manifattura di Rovereto, acquisisce il suo significato pieno. I cali dello zero virgola dei disoccupati (ma anche degli occupati, come ha osservato il report dell'Istat di pochi giorni fa) non devono illudere, anche perché i problemi del Paese, e della nostra provincia, sono ancora tutti lì. Proprio sull'edizione di domenica di un importante quotidiano nazionale veniva osservato che in Italia, dal 2007 al 2014, gli investimenti produttivi sono crollati del 33%, meno 126 miliardi in termini reali. La disoccupazione, i consumi che continuano a galleggiare, si spiegano soprattutto in questo modo. Ma perché, questo è il punto, non provare a immaginare anche a Brescia un qualcosa di simile alla manifattura di Rovereto? Gli spazi vuoti, penso alla fiera ma non solo, non mancano. Il Musil, ben più del mai decollato parco giochi del Nibiru, può essere propulsore di sinergie e elaborazione per coniugare passato e, soprattutto, sviluppo futuro del lavoro. Provare a immaginare un futuro produttivo per Brescia passa anche dalla capacità di immaginare e sostenere in termini reali il nuovo da sviluppare. Declinando in questa direzione la progettazione per la formazione di figure professionali necessarie ai ripensati cicli produttivi e per le imprese e le diverse filiere produttive. Un futuro produttivo, che recupera il buono della tradizione bresciana, ma guarda in avanti e pensa a manifattura innovativa, che dà spazio a nuove idee. Un artigianato sostenibile e ad alta innovazione che ben si sposerebbe con la necessità di avere più cura per il territorio, oltre che essenziale per evitare che l'economia  territoriale sia in via esclusiva condizionata ai successi di imprese che esternalizzano produzioni o lavorano per committenti stranieri condizionandosi al loro destino. 
La buona occupazione, basilare per una dinamica economica positiva, passa senz'altro da qui.

Damiano Galletti
segretario generale Camera del Lavoro di Brescia

Approfondimenti