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ALTRE SEGNALAZIONI METALMECCANICI, ALIMENTARISTI, PUBBLICO IMPIEGO

Agenzia delle entrate, ora il Governo litiga. Segnalazioni dai quotidiani nazionali di martedì 27 ottobre


È scontro nel governo su ruolo e direzione dell'Agenzia delle entrate, ma più in generale sulle scelte di politica fiscale: ieri il ministro Pier Carlo Padoan ha difeso l'operato del direttore Rossella Orlandi, ma il sottosegretario Zanetti, che l’aveva duramente attaccata nei giorni scorsi, continua a chiedere chiarimenti sia a Renzi, sia allo stesso Padoan. Per ora Renzi, che oggi sarà a Bogotà, non interviene direttamente, ma preferisce rilanciare dosi di ottimismo sull’occupazione: la promessa è quella di creare oltre un milione di posti di lavoro a tempo indeterminato nel 2015. Sul fisco, Renzi dice che se si scoprisse che il suo governo aiuta gli evasori, non potrebbe rimanere un minuto in più a Palazzo Chigi. Nel frattempo, dice ancora Renzi, sono le tecnologie ad aiutarci nella lotta agli evasori. Molto critica la posizione della Cgil che proprio la scorsa settimana aveva portato all’attenzione dell’opinione pubblica le contraddizioni delle politiche fiscali del governo e aveva invitato a parlare al suo convegno sulla redistribuzione e l’equità proprio la direttrice Rossella Orlandi. Anche il ministro Franceschini ammette che la misura sul contante non è stata la migliore scelta possibile. “Io ho detto di essere contrario nella riunione del Consiglio dei ministri, ma poi mi sono adeguato alle decisioni del governo”. A Piazza Affari debutta oggi Poste italiane, mentre dagli  Usa saranno interessanti i dati sulla fiducia dei consumatori. Sindacati del pubblico impiego di nuovo in piazza contro lo smantellamento dei servizi che finora sono stati assicurati dalle Province. Novità sui contratti nazionali. Dopo la firma dei chimici, ora tocca ai metalmeccanici e agli alimentaristi.

IL GIUDIZIO DELLA CGIL SULLE SCELTE FISCALI E L’AGENZIA DELLE ENTRATE

“Le iniziative del governo appaiono sempre più compiacenti verso l'evasione e l'elusione fiscale”. Così già dalla scorsa settimana il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi aveva commentato l'annuncio (poi confermato nella Legge di stabilità) del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi di voler innalzare da mille a tremila euro l'uso del contante. Secondo Barbi “quanto annunciato confermerebbe le preoccupazioni già espresse dalla Cgil: la legge di stabilità non rappresenta una svolta positiva per la lotta all'evasione fiscale anzi, va nella direzione opposta”. Inoltre, sottolinea il dirigente sindacale “il paragone con la Francia risulta offensivo, poiché - spiega - la Francia, tra i grandi Paesi europei, è quello in cui si registra un'evasione fiscale più bassa, mentre in Italia la più alta”. “Per ridurre l'evasione - prosegue il segretario confederale - bisognerebbe creare nuovi sistemi di trasparenza, come la comunicazione obbligatoria all'agenzia delle entrate di tutte le fatture Iva. Per una vera tracciabilità - conclude - il limite del contante, già alto, si sarebbe dovuto abbassare, invece si favorisce ulteriormente la possibilità di evadere e di farla franca”. “Non basta dire "tagliamo le tasse", si deve decidere quali tasse tagliare e queste sono scelte di indirizzo politico. Si potrebbe, per esempio, tagliare le tasse sul lavoro. E invece si è scelto di agevolare un'altra parte del Paese che, francamente, non ci sembra ne avesse bisogno" .

L’AGENZIA FUNZIONA, MA LA VOGLIONO SMONTARE. INTERVISTA A VISCO

«Certo che l'Agenzia delle Entrate rischia di morire. La vogliono smontare, mi sembra evidente. E sarebbe un suicidio, perché quella è l'unica riforma della pubblica amministrazione che ha funzionato negli ultimi 15 anni». Lo dice l’ex ministro Vincenzo Visco intervistato oggi da Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera. “Nel ramo tasse e dintorni Vincenzo Visco non avrebbe bisogno di presentazioni. Ma ci sono due cose importanti da sapere, visto il momento. L'Agenzia delle Entrate è una sua creatura diretta, pensata quando era ministro delle Finanze alla fine degli anni go con i governi Prodi e D'Alema. Anche Rossella Orlandi è considerata a lui molto vicina, si disse pure che era stato lo stesso Visco a suggerirne il nome a Renzi. Resterà al suo posto la Orlandi? «Me lo auguro e ne sono convinto. Si è trovata a gestire una situazione difficile che non ha creato. E lo sta facendo benissimo, con un grande senso dell'interesse pubblico». Non sembra avere più l'appoggio del governo. «Il ministro Padoan ha ribadito pubblicamente il suo sostegno». Ma Renzi non ha detto neanche mezza parola su di lei, pur parlando di tasse ed evasione. Non è un caso. «Conoscendo tutti e due suppongo si siano consultati». Il sottosegretario Zanetti ne chiede da giorni le dimissioni. Forse è Renzi che lo manda avanti, non crede? «Mi sembra che il sottosegretario Zanetti abbia una certa autonomia di movimento. È il segretario di un piccolo partito, cerca visibilità. E comunque, guardi, dietro queste piccole guerre personali c'è una questione molto più importante, un punto fondamentale per il futuro del Paese». E quale sarebbe? «Le agenzie fiscali garantiscono le risorse a tutto il sistema pubblico. È per questo che vanno portate fuori dalla pubblica amministrazione e devono funzionare come un'azienda». Come un'azienda, lei dice. Ma non c'è il rischio che finiscano per andare al di là dei loro compiti? «Non si tratta di lasciare fare all'Agenzia quello che vuole ma di consentirle di organizzarsi al meglio. Ancora oggi, per una serie di resistenze, l'Agenzia è strutturata su base provinciale. Il che vuol dire mettere sullo stesso piano Catanzaro ed Enna con Milano». Così funziona la pubblica amministrazione. «E invece bisogna essere più forti dove ci sono più contribuenti, cioè a Milano ma anche a Varese. Altrimenti si torna al vecchio ministero delle Finanze, un elefante paralizzato che produceva solo cartelle pazze. Se lo ricorda? Persino Sabino Cassese ammise di essersi sbagliato». (…)

LO SCONTRO SULL’AGENZIA DELLE ENTRATE SUI GIORNALI DI OGGI

Oltre all’intervista a Visco, sono molte le cose da segnalare sui giornali di oggi che dedicano quasi tutti l’apertura dal tema del fisco. Sul Sole 24 ore parla il sottosegretario Enrico Zanetti “In gioco la credibilità del governo”. Zanetti parla anche su Repubblica; “Nessuna smentita, dare stima in una nota non è una difesa” (Valentina Conte a pagina 7). Sul Sole 24 ore scrive anche Salvatore Padula: “L’Agenzia e la partita della vera autonomia”.  Sul Corriere della sera, Antonella Baccaro parla di “giochi pericolosi, le risse politiche sull’agenzia del fisco” (p.28). Sul Messaggero commenta Oscar Giannino: “Chi incassa non può avere indipendenza”. Ancora sul Corriere scrive Dino Martirano: “Duello nel governo sul Fisco: il Tesoro difende Orlandi, ma per Zanetti serve un chiarimento”. La cronaca del Messaggero è a pagina 2: “Il caso fisco scuote il governo”. Sempre sul Messaggero da segnalare il retroscena di Alberto Gentili: “Quel rapporto incrinato con Renzi, ma ora è blindata”. Su Italia Oggi, Cristina Bartelli: “Entrate, è scontro al vertice” (p.22). Sul Fatto Quotidiano scrive Carlo Di Foggia: “Il governo bombarda il fisco e vuole licenziare la Orlandi”. Titolo di apertura ironico quello del manifesto: “Tax driver”.

IL NOSTRO CONTRATTO VUOLE ESSERE INNOVATIVO. PARLA LANDINI

La Fiom Cgil ha appena varato la piattaforma per il rinnovo contrattuale. Il 24 e 25 ottobre i delegati riuniti in assemblea a Cervia hanno dato infatti il via libera a un documento di 6 pagine, un testo snello che contiene però novità significative. Se ne parla sul sito di Rassegna Sindacale che rilancia l’intervista rilasciata ieri dal segretario della Fiom, Maurizio Landini a Radio Articolo 1.“In questi anni – ha spiegato Landini ai microfoni di Italia Parla – il contratto nazionale è stato attaccato, è stato derogato, è stato cambiato. Oggi di fatto, a partire dalla nostra categoria, accordi separati hanno già messo discussione l'idea del contratto nazionale così come lo avevamo conosciuto. Quindi la nostra proposta è anche una sfida alle imprese, perché per ricostruire, far ripartire l'economia secondo noi bisogna investire sulle persone, investire sul lavoro, investire su un sistema di relazione democratiche anche dentro i luoghi di lavoro”. Tanti i temi dell’intervista di Martina Toti. Contratto e rappresentanza: Lavoratori, delegati, sindacato secondo la Fiom dovranno essere più presenti nella vita delle imprese anche nelle loro scelte. Il sindacato propone una forma di partecipazione negoziata che – spiega ancora il segretario generale della Fiom - “non è avere delle azioni di qualche impresa. Per noi partecipazione è la possibilità per le persone che lavorano di potersi realizzare nel lavoro che fanno e di poter discutere delle scelte che l'impresa fa in relazione alle strategie e quindi il diritto di poter conoscere, di poter discutere preventivamente, di poter avanzare anche delle proposte molto concrete. Un'idea - prosegue Landini - che vuole coniugare il miglioramento della tutela e delle condizioni di chi lavora con il miglioramento e la crescita della competitività”. Si è parlato poi anche di validità erga omnes dei contratti, di aumenti e contrattazione annuale, ma anche di sanità integrativa e di fondi pensione. Il leader dei metalmeccanici Cgil ha anche ribadito il netto no della Fiom al Jobs Act, mentre per quanto riguarda i tempi della trattativa per il contratto si conferma l’inizio per il 5 novembre: i lavoratori avranno tempo di votarla fino al 14. “C'è anche la piattaforma di Fim e Uilm, quindi ci sono due piattaforme sindacali. Immagino che pure Federmeccanica presenterà il suo punto di vista. Non è un tavolo semplice, del resto questi sono stati anni complicati. Il fatto nuovo è che non c'è più l'esclusione della Fiom. Questa non è una concessione, ce lo siamo conquistati…”. Infine Landini ha annunciato per il 21 novembre una “grande manifestazione per chiedere i cambiamenti necessari alle politiche del governo, la lotta all'evasione fiscale, la riduzione dell'età pensionabile, la redistribuzione vera della ricchezza e la ripresa degli investimenti. C'è bisogno che la gente non rimanga da sola, non sia rassegnata ma continui a pensare che è possibile cambiare la situazione”. L’intervista si può riascoltare in podcast sul sito di Radio Articolo 1 e rileggere sul sito di Rassegna Sindacale: http://www.rassegna.it/articoli/fiom-la-nostra-idea-di-contratto

CONTRATTI. SI PARTE ANCHE PER GLI ALIMENTARISTI

Contratti. Tra i punti più delicati l’intervento sui temi della piattaforma che il Jobs act ha riformato L’alimentare studia l’intesa. Se ne parla sul Sole 24 ore con un pezzo di Francesco Prisco. Dopo l’avvio in salita, fissati quattro incontri sui nodi del rinnovo. Dopo gli scambi di battute piuttosto animanti delle scorse settimane, la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dell'industria alimentare si accinge a entrare nel vivo: aziende e sindacati tracciano infatti una road map di appuntamenti che abbraccia l'intero mese di novembre, con l'intento di provare a trovare un punto di sintesi entro dicembre sul ccnl dal quale dipendono le s orti di circa 400mila lavoratori. Nella giornata di ieri, a Roma presso la sede di Federalimentare, la delegazione trattante dell'associazione di orbita confindustriale ha incontrato in seduta tecnica le segreterie nazionali di Fai, Flai e Uila. L'esito più importante del confronto si può ritenere la definizione di un calendario di nuovi appuntamenti per passare in rassegna i diversi temi oggetto del rinnovo: oltre alla riunione tecnica già prevista per il 29 ottobre - molto significativa per le indicazioni di ordine politico che potrà dare - ci si vedrà di nuovo il 9, il 10, 19 e il 20 novembre. Se poi, alla luce di questi ultimi due appuntamenti, si creeranno i presupposti del caso, si potrebbe passare il 23 e 24 novembre alla convocazione di due sedute plenarie. Nell'incontro di ieri le parti hanno completato la disamina della piattaforma sindacale e si sono reciprocamente manifestate l'intenzione di portare avanti la trattativa entrando nel merito delle varie questioni. Un aspetto fondamentale, quest'ultimo, perché la piattaforma rivend icativa in molti punti incrocia ambiti che il Jobs Act è intervenuto a riformare (vedi per esempio alla voce demansionamento). E Federalimentare continua a difendere a spada tratta la riforma del lavoro attuata dal governo Renzi. Le distanze tra le parti restano, tuttavia si registra una rinnovata disponibilità a confrontarsi su di esse. Come restano in piedi le iniziative che i sindacati avevano annunciato alla propria base la scorsa settimana, quando soffiavano venti di burrasca: il 3 novembre, al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, si terrà il coordinamento unitario di Fai, Flai e Uila, aperto dal segretario generale di quest'ultima organizzazione Stefano Mantegazza e concluso dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. A seguire, si terranno assemblee regionali per stabilire la strategia sindacale da portare al tavolo con la controparte. Un piccolo passo in avanti sul versante delle relazioni, in ogni caso, lo si registra. «Qualche segnale positivo – commenta il segretario di Flai Marco Bermani – c'è: il confronto prosegue, dopo quella fase di stallo in cui sembrava essere incappato. Vero è che le distanze permangono e bisognerà lavorare molto per colmarle».

PENSIONI: UNA LEGGE DI STABILITA’ A RIBASSO. IL GIUDIZIO DELL’INCA

Sulle pensioni, la legge di stabilità è tutta al ribasso: una grande delusione. Interventi spot, non strutturali, poco coraggiosi. Questo è il commento dell’Inca Cgil rilanciato da Rassegna Sindacale con le parole di Fulvia Colombini, della presidenza del patronato, “per tutti coloro che avevano sperato in correzioni sostanziose della legge Fornero e nell'inserimento di nuove misure che, reintroducendo elementi di flessibilità, fossero in grado di restituire  alle persone la possibilità di decidere, entro limiti e penalizzazioni accettabili, quando andare in  pensione. Non c'è nulla o quasi”. “Ancora una volta – spiega Colombini - il governo ha scelto di non procedere a interventi strutturali, ma si limita a degli spot, con misure temporanee. Così facendo perdura e cresce  l'incertezza generale; si conferma la volubilità delle norme previdenziali che subiscono ogni anno numerose modifiche, rendendo sempre  più incerto e aleatorio il futuro pensionistico di migliaia di lavoratori e lavoratrici”. Per Colombini, “la richiesta di una maggiore flessibilità di uscita, sollecitata a gran voce da Cgil Cisl e Uil”, di fatto è sparita dal dibattito: “È stato invece introdotto il part-time negli ultimi tre anni di lavoro, con versamento pieno, da parte del datore di lavoro, dei contributi nella busta paga del lavoratore o della lavoratrice e fiscalizzazione dei contributi figurativi a carico dello Stato. Questa misura però può essere applicata, così si legge nel testo, dai 63 anni in avanti, mantenendo un impegno lavorativo per almeno la metà del tempo. Viene compensata in parte la riduzione dello stipendio dovuta alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time e si stima che la retribuzione percepita sarebbe il 65% di quella a tempo pieno e vi è il vantaggio di non subire una penalizzazione permanente”. La misura, tuttavia, per l’Inca, è diversa dalla flessibilità in uscita, che invece “avrebbe consentito di lasciare il lavoro in via definitiva e immediata, con una penalizzazione sostenibile per chi non ce la fa più e non può proprio aspettare i 63 anni e lavorare, sia pure a part-time, fino a 66 anni”. Delusione anche per l'opzione donna. i I sindacati avevano chiesto e sostenuto, anche con i presìdi davanti al ministero dell'Economia, di prorogare l'opzione per i prossimi anni, visto che si tratta dell'unico modo per andare in pensione con 35 anni di contributi, togliendo i tre mesi di aspettativa di vita dai 57 anni di età, i 12 mesi di finestra mobile e attenuando le penalizzazioni.  “La risposta odierna – commenta ancora Colombini  – è l'allungamento parziale e temporaneo, confermando la maturazione dei requisiti di età entro la fine del 2015, compresi i tre mesi di aspettativa di vita che ricordiamo essere 57 anni e tre mesi per le dipendenti e 58 anni e tre mesi per le autonome”. L'unica modifica “è la possibilità  che la decorrenza della pensione, soggetta alla finestra mobile di 12 o 18 mesi, possa essere esercitata dopo il 31 dicembre dell'anno in corso. Una risposta al ribasso che ha scontentato tutte”. Giudizio negativo anche sul capitolo cruciale degli esodati per il quale i sindacati avevano chiesto una soluzione strutturale e definitiva.

PROVINCE. GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO LO SMANTELLAMENTO DEI SERVIZI

'Province, no alla mobilità selvaggia e ai tagli al sistema delle autonomie'. Dietro queste parole Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl promuovono per oggi una giornata di mobilitazione con iniziative in tutti i territori 'a difesa del lavoro e dei servizi pubblici'. La mobilitazione, spiegano i sindacati, “mette al centro il processo di riordino 'incompiuto' delle province, a partire dai tagli previsti dalla legge di Stabilità per gli enti locali fino al decreto sui criteri generali per la mobilità dei dipendenti pubblici, e i rischi connessi alla tutela del lavoro e dei servizi ai cittadini”. Un processo di riordino, aggiungono Cgil Cisl e Uil di categoria, “incompiuto e che rischia di impantanarsi definitivamente per la riduzione pesante di risorse agli enti locali, così come previsto dalla legge di Stabilità, che si abbatterà pesantemente sul lavoro e sull'offerta di servizi ai cittadini”. Nel dettaglio Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl dicono, infatti, “no a un decreto che riduce i salari, violando le garanzie stabilite dalla legge, no a un decreto che disperde le conoscenze e le professionalità dei lavoratori, no a un decreto che non garantisce efficacia alle procedure”. I sindacati, infatti, rivendicano “un processo che metta al centro una corretta ricollocazione del personale provinciale, a partire dalla valorizzazione delle competenze professionali e da un vero rilancio dei servizi sul territorio”. Per queste ragioni domani in tutta Italia è in programma una giornata di mobilitazione con assemblee e presidi nei luoghi di lavoro, in particolare davanti alle sedi regionali.

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