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LA PROPOSTA DEL REDDITO DI INCLUSIONE SOCIALE

Povertà, non basta un intervento spot


15 ottobre 2015 - "Non un intervento spot" e riferito solo ad un segmento della popolazione, ma un Piano organico contro la povertà con l'introduzione progressiva del Reddito di inclusione sociale. È questa la richiesta al governo che parte, alla vigilia del varo della legge di Stabilità, dall'Alleanza contro la povertà, un cartello che raccoglie 35 soggetti appartenenti a istituzioni, sindacati e terzo settore, oggi riuniti a Roma per una giornata di studio ed elaborazione.

Il reddito di inclusione sociale proposto dall'Alleanza è un mix di misure di integrazione del reddito e di welfare territoriale da introdurre gradualmente, con in incremento progressivo dell'utenza, partendo il primo anno con un milione e quattrocentomila persone in condizione di più grave povertà, per poi estenderlo, fino a raggiungere nel 2019 i 6 milioni di persone in povertà assoluta. Con un conseguente incremento anno per anno della spesa da parte dello Stato, fino a renderla strutturale: per il primo anno occorrerebbero 1,8 miliardi per arrivare poi a 7 miliardi nel corso dei quattro anni.

“Negli ultimi 12 mesi abbiamo registrato un elevato grado di consenso sulla misura contro la povertà assoluta proposta dall'Alleanza, il Reddito di inclusione sociale (Reis)”, ha affermato Cristiano Gori, professore dell'Università Cattolica. “Tre sono gli obiettivi: costruzione di futuro, inclusione sociale, universalismo. Quest'ultimo aspetto fa dire che l'intervento per minori è certamente utile, all'interno però di un Piano che comprende tutti i tipi di poveri. Dobbiamo iniziare oggi un percorso credibile per un welfare migliore che rimanga domani”.

Per don Francesco Soddu (Caritas), “un provvedimento contro la povertà delle famiglie, per non rischiare di creare un effetto categoriale, deve essere un anticipo di una misura universale, definendo sin dall’inizio le tappe di un percorso da condensare in un Piano nazionale; e va connesso alle reti territoriali, deve essere sussidiario e personalizzato per costituire davvero una prospettiva nuova per le politiche sociali del nostro Paese”.

Anche per Lorenzo Lusignoli (Cisl) “il governo deve fare uno sforzo per recuperare le risorse necessarie a far partire il Reis in un Piano quadriennale che contempli sì la gradualità ma anche la certezza sugli obiettivi da raggiungere anno dopo anno, fino alla completa introduzione di uno strumento organico, strutturale e universale di lotta alla povertà”. Silvana Roseto (Uil) ha affermato che “anche a causa della crisi economica, che ha ancora pesanti strascichi, il disagio sociale è, ormai, un'emergenza trasversale che richiede interventi basati su una programmazione complessiva che investa tutti gli ambiti della società e coinvolga tutte le Istituzioni. Il Governo, contro la povertà assoluta, inserisca nella Legge di stabilità una soluzione strutturale, non frammentata e assistenzialistica e con fondi certi come il reddito di inclusione sociale».

Per Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, “il contrasto alla povertà deve essere un Livello Essenziale di Assistenza garantito in tutto il Paese”. “Occorre – ha aggiunto - un piano strutturale, universale e di prospettiva, che abbia un obiettivo definito, il contrasto della povertà assoluta, da raggiungere con un percorso graduale che può avere un unico criterio, il grado di povertà: si parte da chi è in condizioni di maggiore difficoltà, ma ci si deve rivolgere a tutti e non a specifiche categorie.”.

In merito alla legge di stabilità, Lamonica ha poi specificato: “Giudicheremo questo provvedimento a partire dai paletti che abbiamo messo con la nostra proposta. Non è vero che qualcosa è sempre meglio di niente e non ne possiamo più di sperimentazioni e di misure frammentate, occorre cambiare paradigma". "È necessario un intervento organico - ha ribadito Lamonica - che preveda risorse adeguate così come un'adeguata infrastrutturazione per il rilancio del welfare nazionale e locale, che tenga insieme il lavoro e le politiche sociali".

La proposta - come ha spiegato in conclusione Gianni Bottalico, presidente delle Acli e portavoce dell'Alleanza - parte dunque “dalle famiglie più indigenti indipendentemente dall'età o da altre caratteristiche dei componenti”. "Chiediamo al governo – ha spiegato Bottalico - di riconoscere che ogni povero, in quanto tale ha diritto a sperare in un futuro migliore”.

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