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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

SEGNALAZIONI DAI QUOTIDIANI NAZIONALI DI LUNEDÌ 12 OTTOBRE 2015

Pensioni in uscita, Renzi rinvia tutto al 2016


Revisione delle norme sulle pensioni rinviata al 2016, legge di stabilità quasi pronta, caso Marino con l’intervento del premier Renzi che parla di primarie per la capitale (“Si è rotto il rapporto tra il sindaco e la città”) e con la netta presa di posizione del Vaticano e reazione della Turchia dopo la strage della manifestazione sono i principali titoli sulle prime pagine di oggi e sulle homepage dei siti web. Intanto l’ottimismo sul superamento definitivo della crisi sembra ridimensionarsi con la diffusione degli ultimi dati sull’andamento dell’economia mondiale e in particolare sulla situazione negli Usa e in Europa. Cominciano a spuntare commenti critici e preoccupati sul prossimo futuro soprattutto dal punto di vista della capacità effettiva delle economie nazionali di creare nuovi posti di lavoro.

GLI INFORTUNI SUL LAVORO SONO UN’EMERGENZA NAZIONALE

"Gli infortuni e le morti sul lavoro continuano a rappresentare un'emergenza per il nostro Paese". Così la Cgil ha commentato i dati relativi ai primi otto mesi del 2015,  che vedono un aumento delle denunce di infortuni mortali del 15% rispetto allo stesso periodo 2014. In occasione della 65/a Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro, la Cgil nazionale - ribadisce in una nota    - che "la prevenzione degli incidenti sul lavoro devono diventare una priorità per il Paese e un impegno centrale per tutte le imprese". Per il sindacato di corso d'Italia, "devono altresì essere messe in campo tutte le misure necessarie per assicurare livelli sempre più alti di sicurezza e di tutela nei luoghi di lavoro". E ieri l’Anmil, l’associazione dei mutilati e invalidi del lavoro ha organizzato manifestazioni in tutta Italia per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle morti bianche e gli infortuni. “La Giornata Nazionale per le Vittime di Incidenti sul Lavoro che è stata istituzionalizzata nel ’98 – dice l’Anmil - rimane spesso relegata in poche righe e delle storie delle vittime del lavoro o dei loro superstiti non si parla quasi mai perché si tratta di questioni scomode e impopolari, in quanto legate all’economia del nostro Paese e alle aziende che, vivendo in “perenne” stato di crisi, vedono la prevenzione come un adempimento che corrisponde solo ad un costo aggiuntivo e superfluo”.

TURCHIA. LA CONDANNA E LA SOLIDARIETA’ DELLA CGIL

La Cgil, in una nota diffusa sabato subito dopo l’attentato, ha espresso la più ferma condanna per l'attentato di Ankara che ha causato la morte di decine e decine di persone proprio mentre nella capitale della Turchia si svolgeva una manifestazione che chiedeva libertà, pace e democrazia, manifestazione organizzata da un cartello di organizzazioni tra cui le confederazioni sindacali Desk e Kisk. Questo attentato rappresenta un nuovo ostacolo al necessario processo di pacificazione e di risoluzione dei conflitti in un contesto in cui, alla storica questione curda, si affiancano i nuovi problemi legati al terrorismo di matrice religiosa integralista e allo scontro armato in atto in Siria. Il governo turco, alla vigilia di una importante scadenza elettorale, ha di fronte alla comunità internazionale il dovere di garantire il diritto a manifestare e a esprimere liberamente il proprio pensiero e le proprie opinioni a tutti gli attori della vita pubblica nel Paese, a cominciare dalle organizzazioni sindacali troppo spesso oggetto di attacchi e limitazioni all'esercizio delle proprie attività. Ai cittadini e ai sindacati della Turchia, alle vittime di questa nuova orrenda strage, a quanti in quel difficile contesto si battono per la pacifica convivenza e per la soluzione non violenta dei conflitti, la Cgil conferma la propria solidarietà e il proprio sostegno, nella convinzione che solo nella pace e nel dialogo risiede la possibilità di affermare i valori della democrazia e della libertà.

SEGNALAZIONI DALLA STAMPA E DAL WEB

NASCE LA NUOVA RASSEGNA SINDACALE. “Quella che inizia oggi per Rassegna Sindacale, per i suoi giornalisti, per i suoi grafici e per tutti coloro che vi lavorano, è una nuovissima e, per certi aspetti, eccitante avventura”. Attacca così l’editoriale di Guido Iocca sul nuovo sito di Rassegna Sindacale online da oggi. “Una scommessa – dice Iocca - che, nelle nostre intenzioni, ha cominciato a prender corpo in particolare a partire dal dicembre 2014, all’indomani della decisione della segreteria confederale della Cgil – assunta successivamente in una riunione del suo comitato direttivo – di cessare la pubblicazione del settimanale fondato nel 1955 da Giuseppe Di Vittorio. Dar vita a un sito d’informazione quotidiana, fondendo in un’inedita piattaforma online la rivista cartacea della confederazione di corso d’Italia con la più giovane Rassegna.it, che, con le sue news e i suoi articoli sempre aggiornati, è diventata un importante punto di riferimento a livello nazionale per i temi legati al mondo del lavoro e al sindacato”. (per l’articolo completo: http://www.rassegna.it/articoli/un-quotidiano-del-lavoro-per-il-lavoro)

QUANTITATIVE EASING DA RIVEDERE. Lo sostiene Marcello Minenna sulle pagine del Corriere economia del lunedì ( pagina 9). “Gli acquisti di titoli di Stato da parte della BCE (Quantitative Easing) hanno ormai raggiunto quota 337 miliardi, di cui oltre 46 sono BTP. Il QE avrebbe dovuto ridurre i tassi di interesse e aumentare le aspettative di inflazione con benefici per l’economia reale e per le finanze pubbliche. Purtroppo però non si è assistito a significativi aumenti di prestiti a famiglie e imprese; inoltre, esaurito l’effetto-annuncio, i rendimenti dei titoli europei sono risaliti dai minimi di aprile e, terminato il rialzo dei prezzi guidato dal petrolio, è tornato anche lo spettro della deflazione. Il QE ha ridotto la liquidità dei titoli pubblici favorendo, per le banche, speculazioni basate sulla compravendita di titoli di Stato”. Nell’articolo Minenna spiega quello che sarebbe opportuno fare confrontandolo con le scelte che la Bce sta praticando: “Si tratta di sfide importanti ma lo è anche la posta in gioco. Purtroppo, almeno per ora, a sentire Standard & Poor’s l’orientamento sembra invece quello di più che raddoppiare il QE sui titoli pubblici (2400 miliardi) e di prorogarne la durata fino al 2018. La BCE potrebbe decidere entro la fine del 2015, per via del pressing della deflazione e della disoccupazione che non accennano a ridursi e a cui si aggiunge il pericoloso rafforzamento dell’euro sul dollaro, complici i dubbi crescenti sul rialzo dei tassi negli USA. Come spesso accade, se una medicina non funziona si tenta la strategia del “raddoppio della dose” ma con tutti i rischi di una moltiplicazione degli effetti collaterali”.

L’EFFETTO RIPRESA GIA’ SVANISCE? Se lo chiede Maurizio Ricci, “L’America licenzia e la Germania arranca” è il titolo dell’approfondimento economico sul sito di Repubblica. “C'è chi parla di 0,9, chi di 1 per cento già quest'anno. L'economia italiana, insieme a quella europea, sta prendendo quota, si dice, la crisi è alle spalle. Senza particolari entusiasmi, le previsioni sono confermate, decimale più, decimale meno, dai grandi organismi internazionali. In realtà, una situazione in cui un tasso di sviluppo previsto per l'Eurozona appena sopra all'1 per cento viene indicato come un fattore trainante non appare particolarmente rassicurante. Soprattutto, l'impressione è che queste previsioni siano state preparate in estate, prima che fosse chiaro l'impatto del rallentamento cinese. E prima che lo scandalo Volkswagen gettasse un'ombra cupa sulle prospettive dell'unica locomotiva europea, la Germania. I dati Bankitalia dicono che l'unico comparto che tira in Italia sono le esportazioni. In rallentamento la Cina e, in generale, i paesi emergenti, a chi esportiamo? Usa e Eurozona. Come stanno questi mercati? Il Fmi prevede per gli Stati Uniti tassi di sviluppo sopra il 2,6 per cento, ma fonti interne alla Fed ipotizzano un misero 1 per cento. In America si licenzia: 205 mila licenziati nel terzo trimestre, quasi quanti nell'estate 2009. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 5,3 al 5,1 per cento, ma il numero degli occupati, al netto dei licenziamenti, è cresciuto solo di 5 mila unità. I salari si muovono appena. Il paese non esportava così poco dal 2011. Non è il ritratto della salute.

MANOVRA DA 30 MILIARDI E PENSIONI RINVIATE. Ne parla, tra gli altri, Roberto Giovannini su La Stampa: La possibilità di andare in pensione in modo «flessibile»? Se ne riparlerà a febbraio. Per ragioni tecniche, vista la complessità dell'intervento allo studio, ma anche per massimizzare l'effetto di consenso a favore del governo. «Non abbiamo ancora trovato la quadra sui numeri - ha detto il premier Matteo Renzi a "Che tempo che fa" - preferisco rinviare questa misura importante al 2016, ed essere sicuro che tutto sia fatto nel modo giusto e dare certezze ai lavoratori». A pochi giorni dal varo della Legge di Stabilità il presidente del Consiglio ha dato ragione agli esperti dei ministeri economici - dove oggi riprenderanno i lavori di dettaglio per la manovra - che suggerivano di affrontare la partita della «flessibilità previdenziale» in un secondo momento, a inizio 2016. Anche perché dopo gli ultimi interventi e annunci dello stesso presidente del Consiglio, la manovra sta lievitando nelle dimensioni complessive: sfiora quasi i 30 miliardi di euro. Si tratta di una cifra molto importante, e che rischia di metterci in difficoltà con Bruxelles. Le cifre II conto è presto fatto: ci sono i 16,8 miliardi necessari per «neutralizzare» le clausole di salvaguardia degli anni passati, ci sono i 5 miliardi dell'irrinunciabile taglio generalizzato della Tasi e dell'Imu, e poi ci sono le nuove misure. Considerando quelle annunciate da Renzi negli ultimi giorni (il bonus per i bambini poveri, il maxi-ammortamento per chi investe nella propria impresa, l'anticipo dell'intervento di taglio dell'Ires sui profitti d'impresa) si arriva quasi a 30 miliardi. Il che rappresenta un rapporto deficit/ Pil del 2,4%; ma a suo tempo l'Italia aveva promesso di raggiungere il 2,2%, e questa differenza va o recuperata o fatta digerire alla Commissione Ue. (..)

IL VERO RECORD DELL’ITALIA E’ IL CROLLO DEGLI INVESTIMENTI. Lo sostiene su Rassegna Sindacale Riccardo Sanna (http://www.rassegna.it/articoli/il-vero-record-italiano-e-la-caduta-degli-investimenti). “Il 3 ottobre il Centro studi di Confindustria ha pubblicato una nota dal titolo “In Italia salari reali aumentati più della produttività e al lavoro una percentuale record del Pil”, in cui si afferma che “il reddito da lavoro è l’unico ad aver tenuto durante la crisi, mentre tutte le altre forme di guadagno hanno subito pesanti diminuzioni”. Non servono argomenti statistici per confutare tale affermazione. Tuttavia, può essere utile cogliere questa occasione per mettere meglio a fuoco l’analisi sulla cosiddetta distribuzione primaria (o funzionale) del reddito nazionale che forma il Pil, tra capitale e lavoro. Prima di tutto occorre precisare che l’analisi va svolta scomponendo il valore aggiunto al costo dei fattori (non ai prezzi base), cioè al lordo dei contributi, ma al netto delle imposte sui prodotti e sulle produzioni, in modo da evidenziare la remunerazione dei fattori produttivi. È necessario, poi, sottolineare che l’osservazione dell’andamento della quota distributiva del lavoro (e, specularmente, del capitale) deve essere realizzata sul totale dei settori dell’economia nazionale, in ragione delle importanti differenze inter e intra settoriali e, soprattutto, di un approccio macroeconomico. Tale elaborazione, infatti, fa appello a una legge economica (Legge di Bowley) secondo la quale una variazione costante delle quote distributive del reddito nazionale, al netto delle oscillazioni cicliche (compresa la crisi), porta a un sentiero di crescita bilanciata della domanda aggregata e dell’occupazione, senza generare spinte inflazionistiche.

IL NOBEL PER LA PACE AL SINDACATO TUNISINO. Ne parla su Rassegna Esmeralda Rizzi, secondo la quale, “mentre in Italia “è tutta colpa del sindacato”, in Svezia il Nobel per la Pace quest’anno viene assegnato al Quartetto tunisino per il dialogo, che non è una formazione per archi, ma un accordo tra quattro organizzazioni di rappresentanza, tra cui il sindacato Uggt, l’Union générale tunisienne du travail. E non è secondario che le altre tre organizzazioni siano la Confindustria tunisina (l’Utica, Union tunisienne de l’industrie, du commerce et de l’artisanat), la Lega per i diritti umani e l’Ordine tunisino degli avvocati. Nell’assegnazione del premio al Quartetto è stato sottolineato l’importante contributo delle organizzazioni in questione nella costruzione di una democrazia pluralistica dopo la rivoluzione cosiddetta dei “gelsomini”. Un segnale che in Italia dovrebbe invitare a una riflessione. Da un lato, infatti, il Quartetto è composto da organizzazioni che rappresentano segmenti diversi della società, il lavoro, l’impresa, gli avvocati, la società civile; rappresentanze diverse di interessi diversi. Dall’altro, l’obiettivo che lo stesso Quartetto si è dato è il dialogo, il confronto civile tra diverse parti per il raggiungimento di un fine comune, di un obiettivo non individuale, ma plurale più alto, la democrazia. Due elementi che oggi in Italia non vanno molto di moda. Anzi, vengono generalmente considerati fastidiosi, inutili perdite di tempo e di energia.

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