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L'ARTICOLO DI ROBERTO ROMANO SUL MANIFESTO DI GIOVEDÌ 1 OTTOBRE

Disoccupazione, cosa dicono davvero i numeri


2015-10-01 L’Istat sot­to­li­nea che la disoc­cu­pa­zione è scesa al di sotto della soglia psi­co­lo­gica del 12%. Buon risul­tato? Rispetto a chi e che cosa? Al netto della per­for­mance del lavoro a tempo deter­mi­nato, sem­pre migliore del lavoro a tutele (inden­nità) cre­scenti, occorre valu­tare se il recu­pero di occu­pa­zione dell’Italia sia almeno in linea con quello medio di alcuni paesi euro­pei di rife­ri­mento. Non dob­biamo mai dimen­ti­care che dall’inizio della crisi (2007) ad oggi, il tasso di disoc­cu­pa­zione dell’Italia passa dal 6,1% al 12,7% del 2014. Tutti i paesi hanno visto cre­scere il tasso di disoc­cu­pa­zione nello stesso periodo: l’area euro passa dal 7,5% all’11,6%, la Fran­cia dall’8% al 10,3%, la Spa­gna dall’8,2% al 24,5%.

Solo la Ger­ma­nia riduce il tasso di disoc­cu­pa­zione tra il 2007 e il 2014, dall’8,5% al 5%. Ma il rap­porto tra chi cerca lavoro e non lo trova, rispetto alla popo­la­zione attiva (tasso di disoc­cu­pa­zione), spiega solo una parte della verità. Di quanto è real­mente cre­sciuto il tasso di disoc­cu­pa­zione dell’Italia, della Fran­cia, dell’area euro nello stesso periodo? La fac­cenda diventa molto più seria. Infatti, la velo­cità di cre­scita del tasso di disoc­cu­pa­zione dell’Italia è seconda solo alla Spa­gna, rispet­ti­va­mente 108,2% e 198,8%.

Tutti gli altri paesi hanno mani­fe­stato una certa velo­cità nella cre­scita del tasso di disoc­cu­pa­zione, ma sono sem­pre più con­te­nuta rispetto all’Italia e alla Spa­gna. Solo per memo­ria, la velo­cità di cre­scita del tasso di disoc­cu­pa­zione del Por­to­gallo è del 54,9%, della Fin­lan­dia del 26,1%, dell’euro area del 54,7%. L’Italia ha “creato” disoc­cu­pa­zione più velo­ce­mente di tutti gli altri paesi. Non è pro­prio un bel risultato.

Pro­viamo a fare il ragio­na­mento con­tra­rio: a quale velo­cità si riduce il tasso di disoc­cu­pa­zione dell’Italia? Siamo in linea con la media euro­pea e di alcuni paesi di rife­ri­mento? Pren­dendo in con­si­de­ra­zione un periodo rela­ti­va­mente breve, primo tri­me­stre 2013 e secondo tri­me­stre 2015, si osserva che la velo­cità di ridu­zione del tasso di disoc­cu­pa­zione dell’Italia è ter­zul­timo tra i paesi euro­pei. Non è pro­prio una bella noti­zia. Vuol dire che tutte le poli­ti­che adot­tate non hanno pro­dotto l’esito atteso. Se poi con­si­de­riamo che il lavoro a tempo deter­mi­nato rimane la prin­ci­pale via per entrare nel mer­cato del lavoro, lo sce­na­rio eco­no­mico diventa ancora più strin­gente. Nel frat­tempo, non è ancora esplosa la crisi del set­tore auto­mo­bi­li­stico tedesco.

Infatti, una gran parte delle pic­cole e medie imprese del nord Ita­lia del set­tore è legata all’industria tede­sca come sub­for­ni­tura. Aspet­tiamo la fine dell’anno e vediamo cosa acca­drà. Quindi la capa­cità di ridurre la disoc­cu­pa­zione del sistema eco­no­mico nazio­nale, cioè creare nuovo lavoro, è pres­so­ché nullo se com­pa­rata alla capa­cità di altri paesi euro­pei. La sta­ti­stica è una cosa seria, ma lo è ancora di più se è com­pa­rata. La com­pa­ra­zione con l’Europa dice che le poli­ti­che di Renzi, Padoan e Poletti hanno fal­lito. Qual­cuno potrebbe soste­nere che pren­dendo in esame gli ultimi due tri­me­stri del 2015 le cose vanno bene.

Se guar­diamo que­sti dati senza com­pa­rarli con l’Europa è vero, ma l’Italia è un paese euro­peo. Piac­cia o non piac­cia, la velo­cità di ridu­zione del tasso di disoc­cu­pa­zione dell’Italia è uguale a quella della media euro­pea, con la dif­fe­renza che l’Europa non regala denaro alle imprese per assu­mere, e non ha intro­dotto norme che pon­gono il lavoro al di fuori del diritto posi­tivo. Inol­tre, è cre­di­bile che la ridu­zione del tasso di disoc­cu­pa­zione, meglio ancora la sua velo­cità, sia inte­ra­mente attri­bui­bile alle poli­ti­che della BCE. In altri ter­mini, Renzi ha solo reso più debole il lavoro per avere n cam­bio poco più di nulla.

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