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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

SEGNALAZIONI DAI QUOTIDIANI NAZIONALI

Profughi, l'ora delle quote a livello UE


La questione profughi rimane in primo piano sui quotidiani in attesa
della presentazione del nuovo piano europeo. L’Unione europea ha
intenzione di assegnare quote di profughi da accogliere alla Francia e
alla Germania, mentre il presidente francese Hollande si è detto
pronto a dare il via agli attacchi all’Isis in Siria, una decisione
che sta di nuovo spaccando l’’Europa. Il premier Renzi e il ministro
degli esteri Paolo Gentiloni escludono un possibile coinvolgimento
dell’Italia in azioni militari. Nel campo della politica italiana si
fa pesante la polemica dopo le dichiarazioni di Renzi sulle “bestie” e
quelle di Salvini sui “vermi”. In ogni caso, se il piano Junker sarà
approvato, dall’Italia potrebbero partire almeno 40 mila profughi.
Intanto sta crescendo molto l’adesione alla manifestazione di Venezia
di venerdi 11: a piedi scalzi in solidarietà con i profughi e gli
immigrati. In Italia è scontro anche sulla politica economica. Il
premier Renzi interviene sulla questione delle pensioni e conferma la
volontà del governo di accantonare la riforma della legge Fornero:
l’Europa non capirebbe e qualsiasi intervento dovrà essere fatto a
costo zero per le casse dello Stato. Molto critica la Cgil, ma anche
gli altri sindacati. La Cgil mette in guardia anche sull’aumento della
diseguaglianza che potrebbe derivare dall’abolizione indiscriminata
delle tasse sulla casa.

PENSIONI: LA FLESSIBILITA’ IN USCITA E’ NECESSARIA

"È indispensabile che la legge di stabilità affronti il tema delle
pensioni, introducendo quella flessibilità necessaria da un lato a
dare risposte più eque a chi è in procinto di uscire dal mondo del
lavoro e dall'altro in grado di consentire l'accesso allo stesso per i
giovani. Le risorse, quando vi è l'intenzione, si cercano e si
trovano". Così Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, è
intervenuta ieri nel dibattito sulla previdenza. "La flessibilità in
uscita - spiega la dirigente della Cgil - è necessaria per dare
risposte ai lavoratori e alle lavoratrici che non possono rimanere al
lavoro perché svolgono mansioni improponibili alle età previste,
perché precoci o perché non hanno più un'occupazione”. "Ma è
necessaria anche perché - prosegue - come oramai riconosciuto da
tutti, ministro Poletti compreso, se non si consentono uscite graduali
e flessibili si continua a bloccare l'accesso dei giovani al lavoro".
Per la dirigente sindacale "la priorità del Paese deve essere
l'occupazione e sarebbe inaccettabile non affrontare oggi anche questo
tema". La segretaria confederale sottolinea inoltre come la Legge
Fornero abbia prodotto "risparmi colossali", "tali da consentire
interventi di attenuazione della rigidità e dell'iniquità che la
caratterizzano". Per quanto riguarda la relativa copertura finanziaria
"le scelte di politica economica annunciate dal governo dimostrano
che, quando lo si vuole, le risorse si cercano e si trovano". "Per la
Cgil - conclude Lamonica - lavoro ai giovani e pensioni debbono essere
le priorità".

MA IL PREMIER RENZI INSISTE: FLESSIBILITA’ SOLO A COSTO ZERO

“Pensioni più flessibili ma senza costi per lo Stato”, il premier
annuncia interventi entro qualche mese e assicura ai Comuni il
rimborso del mancato gettito delle tasse sulla casa ` Pensione
anticipata, ma con nuovi paletti. Per Renzi ci potranno essere uscite
flessibili, ma senza prevedere nessun intervento dalle casse pubbliche
riforma entro qualche mese: per lo Stato tutta l’operazione deve
essere a costo zero. E sulla Tasi avverte: “Giusto non pagarla più,
Comuni rimborsati per il mancato gettito”.

SEGNALAZIONI DALLA STAMPA

ECCO CHI CI GUADAGNERA’ DALL’ABOLIZIONE DELLE TASSE SULLA CASA. FUBINI
SUL CORRIERE. Molto interessante il dossier di Federico Fubini sul
Corriere della Sera di oggi (p.11) dove si analizzano gli effetti
concreti dell’abolizione dell’Imu e della Tasi. Secondo l'ultima
indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d'Italia – scrive
Fubini - nel 2012 viveva nella casa di proprietà il 67,2% delle
famiglie; per il più recente censimento dell'Istat, nel 2013 siamo al
72,1%. Dunque poco meno di un terzo dei residenti in Italia resterà
fuori dall'operazione Tasi e Imu, perché non le pagava, però dovrà
coprire con le proprie tasse 3,5 miliardi di «compensazioni» spedite
dal governo ai Comuni rimasti senza il loro gettito dagli immobili.
Per capire come la detassazione agisce sul tessuto del Paese, bisogna
dunque vedere dove passa il suo confine. Chi è dentro e chi fuori, chi
ci risparmia e chi dovrà coprire i risparmi degli altri. L'indagine
della Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie italiane, pubblicata
l'anno scorso su dati del 2012, aiuta a farsi un'idea. Negli ultimi
tre anni infatti è cambiato pochissimo. L'indagine dice per esempio
che il 76% delle famiglie con capofamiglia dai 55 anni in avanti vive
in casa di proprietà: dunque beneficerà dello sgravio, mentre solo il
24% dei più anziani resta fuori. La situazione invece è rovesciata
nelle famiglie con capofamiglia fino ai 34 anni di età: nei giovani
solo il 44,7% è soggetto a Tasi o Imu, tutti gli altri invece no e
dovranno compensare con le loro tasse l'ammanco dei comuni. Uno
squilibrio simile si replica se si guarda ai livelli di istruzione o
allo status professionale. Paga Imu o Tasi i1 76,6% dei capifamiglia
laureati, ma solo il 58,5% dei diplomati delle scuole medie. Versa la
tassa sugli immobili 1'85,3% dei dirigenti, ma solo il 47,5% degli
operai. Più in generale, sono proprietari della casa in cui vivono e
dunque candidati allo sgravio ben nove italiani su dieci nel club
composto dal 20% della popolazione che guadagna di più: il top 20%. Se
si guarda invece a120% della popolazione che guadagna meno, fra loro
solo i13496 vive in casa di proprietà ed è candidato allo sgravio; gli
altri due terzi fra i meno abbienti sono solo candidati a pagare per
quello sgravio con il loro contributo alla fiscalità generale.
L'effetto è anche accentuato dal fatto che le case dei più benestanti
in media sono più grandi (137 metri quadri) e pagavano più Imu o Tasi.
Stesso meccanismo se si guarda agli immigrati: solo il 21%  fra loro
vive in case di proprietà, contro il 71% degli italiani. Nei termini
più crudi l'abolizione di Tasi e Imu è dunque un trasferimento di
risorse dai giovani agli anziani, dai meno istruiti ai più istruiti,
da chi guadagna di meno a chi guadagna di più e dagli immigrati agli
italiani. Naturalmente il fisco non agisce mai solo in modo così
meccanico. Abolire quelle tasse può sostenere il prezzo delle case,
dunque favorire i consumi o le banche che hanno quelle case in
garanzia, e ora potrebbero dare più credito. Del resto il governo ha
già aiutato parte dei ceti deboli con altre misure, né è chiaro che
sia il fisco lo strumento migliore per offrire a tutti un'opportunità
di riscatto. Ma un arbitro neutrale, di certo, le tasse non lo saranno
mai”.

LE GUERRE SI COMBATTERANNO PER L’ACQUA. RAMPINI SU REPUBBLICA. Il
petrolio del futuro è l’acqua. Ne è convinto Federico Rampini che su
Repubblica di oggi sostiene che se le guerre che nel XX secolo si
combattevano per il controllo strategico delle fonti d'energia, nel
XXI secolo potrebbero avere come posta in gioco l'accesso alle riserve
idriche del pianeta. Da anni il Pentagono studia uno scenario da terza
guerra mondiale che opporrebbe Cina, India, Pakistan, con il Tibet e i
ghiacciai dell'Himalaya come "serbatoio vitale" da controllare.
L'importanza dell'acqua per la sopravvivenza della specie umana balza
in primo piano in questi giorni, con notizie che arrivano dai due poli
estremi della ricchezza e della povertà. La prima viene dalla
California, il più opulento Stato Usa: con 2.200 miliardi di dollari
di Pil, se fosse indipendente sarebbe da sola la settima potenza
industriale del pianeta. A giugno i 39 milioni di californiani hanno
tagliato del 27% i propri consumi d'acqua, a luglio hanno fatto ancora
meglio: meno 31%. È il risultato di uno sforzo dettato dall'emergenza.
Siamo al quarto anno della "siccità secolare", 12 milioni di alberi
sono già morti per la mancanza d'acqua. L'intera West Coast è
assediata dalla penuria idrica. Dici California, pensi alla Silicon
Valley: ma perfino questo laboratorio d'innovazione è costretto a
riconoscere che la tecnologia non ha risposta a tutti i problemi.
Quella scorciatoia tecnologica che sarebbe la desalinizzazione non è
perseguibile su vasta scala per via dei danni ambientali. «Gli
impianti di desalinizzazione — mi ha detto lo scienziato Michael Loik
della University of California-Santa Cruz — consumano molta energia
fossile, inquinano, e restituiscono al mare acqua più salata e
riscaldata.  La soluzione più efficace nell'immediato, è un riesame
radicale dell'American Way of Life. Vaste zone della California erano
la versione estrema di quel modello di benessere: le villette col
prato all'inglese, le piscine. Da mesi i californiani si sottopongono
all'apprendistato del consumo frugale, hanno imparato le tecniche
della "doccia ultra-rapida". I risultati sono importanti, 500 milioni
di metri cubi di acqua risparmiata. È l'equivalente della costruzione
di due nuove dighe da 3,5 miliardi di dollari. In quanto alla
tecnologia, il suo contributo ci sarà, ma in altre forme, presto
potrebbero esserci nuove regole sugli elettrodomestici, l'obbligo di
produrre lavatrici e lavastoviglie dai consumi d'acqua ultra-ridotti.
La California impara dall'India... dove la "Jugaad Innovation" è un
filone di invenzioni orientate al risparmio delle risorse scarse.
All'estremo opposto, nelle zone più povere del pianeta la mancanza
d'acqua uccide 1.400 bambini ogni giorno. È la denuncia che verrà
portata qui a New York il 25 settembre all'assemblea generale Onu da
WaterAid, una ong dedicata all'emergenza-acqua nei paesi
sottosviluppati. Fra due settimane al summit delle Nazioni Unite verrà
anche papa Francesco, per rilanciare i temi affrontati nell'enciclica
Laudato Si'. In quell'occasione WaterAid vuole attirare l'attenzione
del mondo intero sul problema dell'acqua. La sua scarsità o la sua
contaminazione, sono le due facce della stessa medaglia (..).

ORGOGLIOSO DI  ANGELA  MERKEL. FISCHER SUL CORRIERE.
Sono orgoglioso del mio Paese. Quella di Angela Merkel sui rifugiati è
stata una decisione giusta e coraggiosa. Con essa si chiude per sempre
il dibattito se la Germania sia o meno terra d'immigrazione e d'asilo:
la risposta è sì. Ora siamo di fronte a una grande sfida e dobbiamo
affrontarla nel modo corretto. Lo sostiene Joschka Fischer, ex
ministro tedesco in una intervista al Corriere della Sera di oggi.
“Ricordiamoci però che non è stata una scelta dell'Europa, ma del capo
del governo tedesco. Spero che inneschi una nuova dinamica anche
nell'Unione, non solo sul tema delle migrazioni. Ma i grandi Paesi
della tradizione europea — Germania, Francia e Italia — devono
ricominciare a lavorare insieme, mostrando la strada agli altri 25».
Joschka Fischer ammette di «essere stato sorpreso» dalla nuova svolta
della cancelliera, sempre più madre della nazione e ora sulla buona
strada per diventare madre d'Europa. Si dice perfino più ottimista di
qualche mese fa, l'ex ministro degli Esteri, che nel pamphlet «Se
fallisce l'Europa» aveva messo in guardia dal pericolo di una deriva
inarrestabile della costruzione comunitaria Un rischio non esorcizzato
del tutto, avverte Fischer: «La crisi greca non è finita. Anzi. Mi
auguro che da questo sviluppo nasca una nuova forma di solidarietà.
D'altronde non dobbiamo dimenticare che sulla Grecia, di fronte alla
ferma posizione presa da Italia e Francia, la cancelliera ha scelto
contro il ministro delle Finanze Schäuble, fautore della Grexit,
evitando una grave crisi con due storici partner. E forse bisogna
riflettere sull'immagine esageratamente negativa di Angela Merkel,
affermatasi nell'ultimo anno nel Sud dell'Europa. Lo dico io, che
critico la sua politica economica». Com'è nata la decisione della
cancelliera? «Tutti in Germania e in Europa avevano visto le terribili
immagini delle dimostrazioni di Eidenau, in Sassonia, dove una
struttura per i rifugiati è stata attaccata da estremisti di destra.
C'è stata una mobilitazione della società civile. Queste cose da noi
non possono succedere. La politica ha reagito bene. A differenza
dell'Italia che vive ogni giorno la realtà drammatica dei profughi,
dei morti nel Mediterraneo, la Germania sembrava lontana
dall'emergenza E improvvisamente sono lì, hanno percorso migliaia di
chilometri, anche a piedi, per venire da noi. È impressionante». Cosa
ci dice la svolta sulla personalità e la leadership di Angela Merkel?
«È stata una decisione sul modello di quella presa dopo Fukushima,
quando in una notte cambiò linea e decise la fine del nucleare. Non
credo ci sia molta strategia dietro, piuttosto intuito (…)

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