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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

CONTINUANO GLI SCIOPERI

Ikea, un modello che non luccica


2015-08-03 Molti clienti in solidarietà con i lavoratori dell'Ikea stanno decidendo di rimandare gli acquisti. Sono riprese le agitazioni negli store di tutta Italia, con scioperi a sorpresa un po' ovunque, e spesso prolungati per più giorni consecutivi, dopo la rottura delle trattative sul contratto integrativo. I nodi sul tavolo restano quelli del taglio alla maggiorazione per le domeniche e i festivi, la rimodulazione del premio aziendale e il cosidetto progetto Time che rivede il sistema di gestione dei turni e degli orari.

In questi giorni è partita anche la campagna virale su facebook, nella quale si invita a effettuare un post bombing sulla pagina ufficiale di Ikea Italia con il messaggio "Ikea se tagli sul personale perdi un cliente abituale" che ha avuto in poche ore l'effetto di intasare la pagina social della multinazionale con migliaia di messaggi.


“Ciao Carla, ci scusiamo per il disservizio che hai avuto. A causa di un'agitazione dei dipendenti, alcuni servizi possono essere rallentati o non erogati”, si legge in un post di Ikea Italia. “Cercate di non farli 'agitare' e comportatevi da azienda svedese... tutta la mia solidarietà ai dipendenti”, replica un altro utente.

Il caso in questione è avvenuto nel negozio di Sesto Fiorentino. Ma nello scorso fine settimana sono stati molti gli store in sciopero: Genova, Bologna, Padova, Brescia , Roma, Milano, Napoli. Difficile fare un quadro completo, le assemblee si susseguono e i lavoratori decidono di volta in volta le iniziative da intraprendere.

“Da settimane - osserva Giuliana Mesina della segreteria Filcams - la discussione politica cerca di polarizzare la società sul tema dello sciopero, argomento spesso divisivo e ancor più spesso tema di propaganda da sventolare con la minaccia di manomettere nuovamente la Costituzione, ma nessuno ha ancora analizzato e compreso fino in fondo cosa sta succedendo in Ikea, dove le lavoratrici e i lavoratori stanno scioperando da più di un mese, a sorpresa, a singhiozzo, a macchia di leopardo, in sincrono e in mille altri fantasiosi modi, per difendere il loro contratto integrativo”.

 Questa stagione di lotte inedite, non solo in Ikea, “dà il segno del livello di rabbia raggiunto da lavoratori che non hanno intravisto neanche da lontano il cambiamento di verso promesso dal presidente del Consiglio e dal suo governo: i salari sono diventati terreno di scorribanda per le multinazionali, cui nessuno chiede conto di un piano industriale o di un progetto di sviluppo che preveda garanzie per l'occupazione”.

“Il salario - aggiunge - è diventato una variabile dipendente dal profitto, senza un minimo controllo sulle forme di precarietà che il Jobs Act ha incentivato a dismisura: insieme alle lavoratrici e ai lavoratori Ikea ci siamo detti che questo non è il paese che vogliamo, un paese che ritiene giusto che per avere un divano low cost o un nuovo store Ikea sia necessario impoverire i suoi 6.200 dipendenti”.

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