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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

SEGNALAZIONI DAI QUOTIDIANI NAZIONALI

Scuola quando la fiducia è pessima


"Credo che questa sia una pessima notizia per la scuola italiana, per
la sua prospettiva, per quello straordinario bisogno che avrebbe il
Paese di alzare la qualità e i livelli di istruzione, la
partecipazione dei giovani,  per avere gli strumenti per affrontare i
grandi cambiamenti". Questo il commento che ha rilasciato ieri a caldo
da Palermo il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, dopo
aver appreso la notizia del voto di fiducia posto dal Governo al maxi
emendamento sostitutivo del ddl scuola. "Penso che sia anche la
dimostrazione delle tante bugie dette dal presidente del Consiglio e
dal Governo - ha detto Camusso – che aveva in continuazione annunciato
la necessità di un confronto, di discutere, si era detto nel passaggio
tra Camera e Senato ci sarà l' occasione di determinare soluzioni
consensuali, nulla di tutto questo si è verificato, il che dimostra
esplicitamente nessuna volontà di dialogo. Ma la non volontà di
dialogo dimostra che non c'è un interesse a far sì che la scuola
continui a essere un luogo di istruzione e coesione sociale".

SCUOLA. QUANDO LA FIDUCIA VUOL DIRE ARROGANZA

"L'apposizione della fiducia e l'approvazione al Senato del DDL Buona
Scuola è la rappresentazione dell'arroganza di un governo che non ha
mai avuto l'intenzione di ascoltare il mondo della scuola". Così
Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, ha commentato ieri
il voto di fiducia sul maxiemendamento al disegno di legge.
Molto critico anche il comunicato del movimento
delle trentadue associazioni, “La scuola che cambia il Paese” promosso
da Agenquadri, AIMC, ARCI, AUSER, CGD, CGIL, CIDI, CISL, CISL Scuola,
Edaforum, EXODUS ONLUS, FNISM, FLC CGIL, Forum Terzo Settore, IRASE,
IRSEF-IRFED, Legambiente, Legambiente Scuola e Formazione, Libera,
Link - Coordinamento Universitario, MCE, Movimento Studenti di Azione
Cattolica, Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica, Proteo
Fare Sapere, Rete della Conoscenza, Rete degli Studenti Medi,
Rete29Aprile, UCIIM, UDU, Unione degli Studenti, UIL, UIL Scuola.

AMBIENTE. BARBI (CGIL): COSTRUIRE UN MODELLO SOSTENIBILE

Le affermazioni dei Ministri e del Presidente del Consiglio, che
dipingono il nostro Paese quale leader mondiale nel contrasto ai
cambiamenti climatici, evidenziano tutte le contraddizioni delle
politiche governative, miopi e reazionarie”. Così Danilo Barbi,
segretario confederale della Cgil ha voluto commentare quanto emerso
dagli Stati generali sul clima dello scorso 22 giugno, promossi dal
governo in vista della COP 21 che si terrà a Parigi il prossimo
autunno. “Vogliamo ricordare al premier Renzi che nel corso degli
Stati generali ha dichiarato: 'il nemico numero uno è il carbone' che
- prosegue il dirigente sindacale - in Italia sono ancora attive
tredici centrali a carbone per la produzione di energia elettrica e
due di queste, Brindisi sud e Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia,
sono tra le prime trenta più inquinanti d’Europa”. All'esecutivo,
Barbi chiede un impegno serio nel processo di decarbonizzazione
dell'economia che, spiega “deve essere accompagnato da interventi di
sostegno al mercato del lavoro per garantire la ricollocazione dei
lavoratori dei settori altamente inquinanti che verranno dismessi e la
creazione di nuova qualificata occupazione, attraverso investimenti,
partecipazione dei lavoratori, riqualificazione delle competenze e dei
curriculum verso i nuovi settori dello sviluppo sostenibile,
protezione sociale e rispetto dei diritti dei lavoratori”. Sui temi
della de carbonizzazione, dei cambiamenti climatici e del percorso che
porterà al COP 21 di Parigi, la Cgil ha presentato un documento
organico che ora si può leggere sul sito della Cgil (www.cgil,it).

ANALISI E COMMENTI

SCUOLA. UN REGIME MINUSCOLO. E’ il titolo dell’editoriale sulla
fiducia sulla scuola affidato ad Alberto Burgio dal Manifesto.
“Scorrendo le cronache di quest'ultimo ennesimo stupro del parlamento
e della democrazia da parte del renzigovemo verrebbe voglia di
chiudere li il discorso prima ancora di aprirlo. Col più classico e
liquidatorio gesto di stizza che i bambini compiono quando la rabbia
sacrosantamente li scuote. L'avete voluto, tenetevelo. Quanto peggio,
tanto meglio. Ma a chi poi si rivolgerebbe questa stizza cieca, dato
che i contraccolpi cadono tutti sulle nostre teste? Nostre, di noi che
questo schifo non l'abbiamo mai voluto né mai abbiamo fatto alcunché
per meritarcelo, se non l'essere stati incapaci in tutti questi non
brevi anni di rafforzare la parte sana o meno malata del paese e di
ricostruire quella sinistra comunista o anche soltanto seriamente
socialista che era stata suicidata nei secondi anni Ottanta? Cosi ci
sforziamo di ritornare freddi nella misura del possibile di fronte a
questa porcheria di un'ennesima fiducia richiesta e puntualmente
votata anche da quanti non si stancano al tempo stesso di protestare e
mugugnare e lamentarsi del destino cinico e baro che li costringe a
rivelare la propria inconsistenza e viltà al cospetto dell'intero
popolo sovrano. (..)

GRECIA. TUTTI CHIEDONO IL TAGLIO DELLE PENSIONI. Le pensioni greche
sono considerate dai creditori internazionali una pesante anomalia che
va al più presto sanata. Lo scrive sul Sole 24 ore di oggi Vittorio Da
Rold: “La Grecia ha usato il momento dei bassi tassi di interesse
creato dall’entrata nell’euro per portare le pensioni a livelli
tedeschi o francesi. Una pensione media è di 1.100 euro al mese,
appena 70 euro in meno che in Germania, dove però i salari sono il
doppio di quelli ellenici. Non solo. Secondo i creditori internzionale
un tedesco va in pensione con il 40% dell’ultimo stipendio, mentre un
greco si ritira con l’85 percento dell’ultimo salario. Per di più, i
greci vanno in pensione in media sei anni prima di quanto avvenga per
un tedesco grazie a una serie di finestre ancora aperte che consentono
i prepensionamenti. Senza contare che il sistema previdenziale
ellenico, come avviene sul fronte del recupero delle entrate fiscali,
non è molto efficiente nel raccogliere i contributi previdenziali.
Anche i deficit sono eccessivi: le uscite del sistema pensionistico di
Berlino corrispondono al 125% delle entrate, mentre per quello greco
il disavanzo vola al 175%: il deficit viene ripianato dalla fiscalità
generale, mina nei conti pubblici. Secondo l’economista Manos Schizas,
la somma che lo Stato trasferisce agli enti previdenziali per
rimpinguare le loro casse è di 13 miliardi di euro all'anno, cifra
equivalente al 15% delle entrate di Atene. (….)

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