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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

SEGNALAZIONI DAI QUOTIDIANI NAZIONALI

La mina greca che gira per l'Europa


Il governo è ancora alla prese con la questione delle pensioni. Con
una intervista a Repubblica interviene oggi il ministro dell’Economia,
Pier Carlo Padoan, che attacca la sentenza della Consulta. I giudici –
dice – avrebbero dovuto tenere in considerazione le ricadute
economiche della loro sentenza. Intanto ritorna il falso in bilancio.
Ieri la Camera ha approvato con 280 sì, 53 no e 11 astenuti il disegno
di legge anticorruzione che reintroduce il reato cancellato ai tempi
del governo Berlusconi. Hanno votato a favore oltre al Pd anche Sel,
Scelta Civica, Per l'Italia, Area Popolare e gli ex 5 stelle di
Alternativa Libera. Hanno votato contro Forza Italia e M5S. La Lega si
è astenuta. I cinque stelle spiegano di aver votato contro perché le
norme varate sarebbero troppo contorte e quindi inapplicabili.
Rapporto Ocse negativo sulla situazione italiana a proposito di tasso
di occupazione e diseguaglianza. La crisi ha fatto aumentare la
povertà. La Cgil rilancia l’idea della patrimoniale sulle grandi
ricchezza e contesta l’ottimismo del governo sull’occupazione e i dati
sulla cassa integrazione. Delusione anche per l’esito dell’incontro
con il ministro Poletti sulla povertà. L’impoverimento generale ha
coinvolto poi anche ampie fasce di lavoratori occupati. Il problema
del momento è quindi anche il blocco o il ritardo del rinnovo dei
contratti. "Noi diciamo con nettezza che è una priorità il rinnovo di
tutti i contratti, ma ci scontriamo con il governo che continua a
bloccarli e con settori nei quali la frantumazione del sistema delle
imprese si scarica attraverso il mancato rinnovo dei contratti o altre
condizioni negative", ha detto ieri a Torino il segretario generale
della Cgil, Susanna Camusso, che ha commentato i dati Istat sui tempi
della contrattazione. "Fanno parte di quei numeri - ha spiegato
Camusso - i lavoratori pubblici che stanno subendo un blocco di sette
anni per volontà dei governi che si sono succeduti, in totale
continuità su questo aspetto. Ci sono poi settori, come il turismo
dove le vertenze contrattuali sono aperte da molto tempo, e altri
deboli dove le retribuzioni sono più basse e la flessibilità più
alta". Nel Lazio scoppia intanto il caso Trelleborg, l’azienda dei
pneumatici che ha firmato un accordo con i sindacati che conferma
l’applicazione dell’articolo 18 anche per i nuovi assunti. La
Confindustria del Lazio l’ha scomunicata perché non ha applicato il
Jobs Act. In primo piano, su tutti i giornali, l’occupazione di
Palmira in Siria da parte dell’Isis: popolazione in fuga,
decapitazioni di massa e distruzioni dei monumenti di uno dei più
importanti patrimoni artistici del mondo. In Europa si continua a
trattare sulla Grecia. Ieri l’incontro di Tsipras con la cancelliera
Angela Merkel.

ANALISI, COMMENTI E INTERVISTE

PENSIONI, LA CONSULTA HA SBAGLIATO. PARLA PADOAN. "La Consulta non ha
valutato il buco creato sulle pensioni Se la Grecia esce dall'euro
possibili shock anche per noi" Pier Carlo Padoan Il ministro
dell'Economia: "Massimo rispetto per l'autonomia della Corte, ma spero
che in futuro l'interazione con governo e Avvocatura sia più fruttuosa
quando ci sono implicazioni per la finanza pubblica”. Lo dichiara il
ministro dell’economia Gian Carlo Padoan nella intervista a Repubblica
a cura di Fabio Bogo e Federico Fubini. Che voto darebbe Pier Carlo
Padoan, economista dell'Ocse, al Pier Carlo Padoan, ministro italiano
dell'Economia? II titolare del dicastero di via XX Settembre ci pensa,
ma devia la palla in angolo: «Sono un professore — dice — i voti sono
solito darli agli altri. Preferisco non darne a me stesso. Ministro,
eppure tra sentenze della Corte costituzionale sulle pensioni,
processo di privatizzazioni, spending review, derivati e trattative
sulla crisi greca di materia d'esame ce ne sarebbe molta…(Repubblica,
p.2 e 3)

SI CONTINUA A TRATTARE SULLA MINA GRECA. Sul Sole 24 ore (p.5), Beda
Romano parla del difficile negoziato sulla Grecia. La Ue cerca di
disinnescare la mina greca. Al vertice di Riga trilaterale
Merkel-Hollande-Tsipras per evitare il default di Atene Trattative
serrate. La crisi greca tiene banco, possibile un Eurogruppo a fine
maggio o inizio giugno Nuove tensioni Il ministro Varoufakis rivela di
aver registrato i colloqui di aprile in cui era stato attaccato. La
crisi della Grecia e il rapporto con la Russia non sono all’ordine del
giorno del vertice europeo di due giorni a livello di capi di stato e
di governo che si è aperto ieri qui a Riga. In agenda ci sono i legami
con i sei Paesi del Partenariato Orientale. Eppure, a tenere banco
nelle conversazioni tra i Ventotto saranno proprio questi due temi. La
speranza è di bloccare le difficilissime trattative tra Bruxelles e
Atene e di rasserenare la relazione tra l’Unione europea e la
Federazione russa. La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente
francese François Hollande e il premier greco Alexis Tsipras si sono
incontrati ieri sera a margine del vertice per discutere dei negoziati
che la Grecia sta conducendo con i suoi partner per strappa re nuo vi
aiuti economici. Nuove riunioni potrebbero svolgersi oggi. «Vogliamo
avere una discussione amichevole che possa tratteggiare una
soluzione», ha detto Hollande arrivando a R ig a, «in vista d i u n
prossimo Eurogruppo a fine maggio o inizio giugno». La dichiarazione è
sembrata più una speranza che una asserzione.

L’ITALIA E’ PIU’ POVERA. LO DICE IL RAPPORTO OCSE.  "In Italia il 10%
ricco ha 11 volte il reddito del 10% più povero" . Per l’Ocse la crisi
ha colpito di più gli strati sociali più bassi. Ne parla Stefano Lepri
su La Stampa. Più che l'ineguaglianza in sé, in Italia la lunga crisi
ha fatto aumentare la povertà. Questo ci dice l'Ocse (l'organizzazione
parigina che studia le economie dei Paesi avanzati) ne vede le cause
soprattutto nel lavoro dei giovani pagato poco e in un sistema
tributario incapace di andare incontro a chi guadagna poco. «Meno
disuguaglianze fanno bene a tutti» è il titolo del rapporto uscito
ieri; in questo ordine di idee ragionano sia il Fondo monetario sia la
Banca mondiale sia l'Ocse, ormai distanti dalle mode di vent'anni fa
secondo cui per diventare più efficienti occorreva invece rinunciare
all'equità. Troppe persone che restano indietro, si sostiene ora,
fanno all'economia un danno permanente. La crisi ha aggravato tendenze
già forti prima: «nella maggior parte dei Paesi, il divario tra ricchi
e poveri è al livello più alto degli ultimi 30 anni». Non si tratta
solo, dice l'Ocse, dell'arricchimento dell'1% che sta in cima, contro
il quale si volgono i movimenti di protesta: occorre piuttosto capire
perché stanno fermi o vanno indietro gli strati bassi, un ampio 40%.
Tra Paese e Paese ci sono poi grandi differenze. Al contrario degli
Stati Uniti, in Italia il fondamentale indice di disuguaglianza
(elaborato cent'anni fa da un connazionale, Corrado Gini) non è
peggiorato molto negli ultimi tempi, dopo il balzo che aveva fatto
negli anni '90. Il divario è però superiore agli altri Paesi europei,
in parte a causa di difetti del fisco e del welfare. Peggiora
parecchio da noi, invece, un indice di povertà che l'Ocse ha elaborato
per l'occasione: povertà non relativa al resto della popolazione ma
ancorata al limite di povertà esistente prima della crisi. (La Stampa,
p.11)

ANTICORRUZIONE. PER BIANCONI UN’INVERSIONE DI TENDENZA. “Una nuova
legge anticorruzione è di certo un buon trofeo da esibire per un
governo che rivendica di saper centrare obiettivi che altri hanno
fallito”. Lo scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera. Nel
caso specifico questo risultato — che è d'immagine, ma anche un po' di
sostanza — è stato reso possibile soprattutto dal cambio di contesto
politico e di maggioranza che sostiene l'esecutivo: il fatto che la
compagine guidata da Matteo Renzi non abbia nella propria maggioranza
Forza Italia è il principale motivo che ha consentito il via libera
alla riforma. Nel 2012 Monti e tl suo ministro della Giustizia, Paola
Severino, furono costretti a varare una legge monca, dove l'aspetto
della repressione penale era stato necessariamente accantonato perché
altrimenti il centro-destra ancora unito e guidato da Berlusconi non
avrebbe fatto passare alcunché; dopo le elezioni del 2013 il governo
di Enrico Letta nacque con la stessa maggioranza, che cambiò a metà
strada con la scissione di Alfano, e in seguito, fino al cambio della
leadership democratica, non ci fu il tempo di mettere in cantiere una
riforma della riforma. Poi a palazzo Chigi è arrivato Renzi, quasi in
contemporanea con nuovi scandali che hanno riportato in prima pagina
il malaffare, mazzette e regalie varie distribuite a man bassa per
lucrare sui soldi pubblici, dall'Expo di Milano al Mose di Venezia; ne
è venuta fuori la nomina del magistrato Raffaele Cantone alla
rinnovata Autorità anticorruzione, e insieme la necessità —
sottolineata fin da subito dallo stesso Cantone, il quale non aveva
alcuna intenzione di fare la foglia di fico senza che nulla cambiasse
nella sostanza — di varare norme più efficaci nel contrasto al
fenomeno, prima ancora che più severe. Così s'è messo mano alla nuova
legge, costruita con modifiche ai progetti già in attesa (e fino a
quel momento pressoché dimenticati, primo fra tutti quello firmato da
Piero Grasso) che hanno portato al risultato finale. Positivo
soprattutto perché, come ha sottolineato il Csm nel parere approvato
col voto contrario dei soli «laici» del centrodestra, segna «una
concreta inversione di tendenza, anche rispetto al recente passato»…
(Corriere della Sera, p.13)

BANDA LARGA. L’ANALISI DI PLATEROTI. ….“Poi c’è stato però il corto
circuito: nella partita - a vario titolo - sono entrate prima la Cassa
depositi e prestiti con il suo schieramento di fondi e cont r ollate
d’investimento, poi le società semipubbliche, da F2I a Metroweb,
ricche di azionisti ma senza autonomia decisionale, e infine una
pattuglia di esponenti di va r io li vello dell’ entourage di governo,
armati ciascuno delle proprie idee e ben determinati a far valere il
proprio ruolo e peso a un tavolo negoziale che poi in realtà non si è
mai aperto. Più della babele dei progetti, delle esigenze specifiche
delle compagnie, dei vari protagonismi individuali e delle diffidenze
palesi tra i diversi operat ori, è stata pro pr io l’escalation dei
toni - degenerati in minacce e come avvenne con l’ipotesi di decreto
per lo switch off della rete in rame - a provocare non solo lo stallo
dei negoziati allarga ti sulla nuova cab latura delle città italiane,
ma anche il più che giustificato irrigidimento del più grande
operatore italiano delle tlc, Telecom Italia, nei confronti di
un’alleanza pubblico-privato per aumentare gli investiment i sulla
rete in fi bra sia nelle grandi aree metropolitane che in quelle
disagiate. Non che lo Stato non abbia il diritto di farsi promotor e
della modernizzazione delle grandi reti strategiche di comunicazione
da Udine a Mila z zo - i l digi tal di vi de è un pr oblema concreto -
ma di qui a usare il pro prio peso per costringere aziende private,
manager e s oci, ad ac- cettare acriticamente piani, ruoli e strategie
de cis e n el Palazzo in vece che nei board, il passo è decisamente
lungo. E in que sto se nso, il punto più basso della vicenda
banda-larga è stato toccato q ua n do, da am bi e nt i di Governo, si
è fatta arrivare a Telecom Italia la notizia s u una presunta
intenzione della Cassa depositi e prestiti di comprare una quota di
capitale di Telecom Italia per forzare dall’interno la giusta
resistenza del management alle pressioni e ai diktat di un capitalismo
di Stato privo in realtà di capitali…(Sole 24 ore, p.1).

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