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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

I consultori compiono 40 anni


2015-05-11 Pubblichiamo l'articolo di Bresciaoggi del convegno che si è tenuto sabato in Camera del lavoro

* «Se l´utilità dei consultori fosse finita, lo sarebbe anche la sanità pubblica», un´affermazione drastica sulla quale, però, Michele Grandolfo non ha alcun dubbio. Epidemiologo, ex dirigente dell´Istituto superiore di sanità, per il quale era responsabile del reparto salute della donna e dell´età evolutiva, Grandolfo la motiva con la convinzione che «non è possibile pensare a un modello sanitario universale, garantito dalla Costituzione, che sia sostenibile, senza occuparsi della prevenzione», di cui i consultori famigliari sono i baluardi più importanti.
SBAGLIA chi crede, sostiene, che «siano luoghi "settoriali"», perché occuparsi di «adolescenza, gravidanza e donne “attive"» vuol dire far breccia in epoche della vita in cui «ci si interroga e si è disponibili a grandi trasformazioni» e, dunque, è più facile «ottenere successo». Un esempio per tutti dà conto di quella che per Grandolfo è un´evidenza, basta, infatti, pensare «alle donne che fumano, indifferenti o quasi ai moniti drammatici che si leggono sui pacchetti di sigarette, che, però, nella maggior parte dei casi, smettono di fumare durante la gravidanza» o che «modificano le proprie abitudini alimentari, mangiando più frutta, più verdura, non bevendo più nemmeno un bicchiere di vino». Un cambiamento di rotta che «non si limita a modifiche individuali, ma che si irradia su tutta la famiglia».
A quarant´anni dalla loro creazione (con la legge 400 del 1975, recepita da Regione Lombardia l´anno successivo), proprio questo tema sarà al centro del convegno «I consultori famigliari, da conoscere, salvare, ricostruire» organizzato da Medicina democratica questo pomeriggio dalle 14.30 nel salone Buozzi della Camera del lavoro in via Folonari, 22 a Brescia. Che i consultori siano in pericolo è un´evidenza per Gabriella Liberini, psicomotricista, membro della sezione bresciana di Medicina democratica, perché «nei testi in discussione per la riforma della legge regionale sulla sanità non ce n´è traccia» e in qualche modo «la loro sottovalutazione rappresenta il paradigma di quello che è successo in questi anni sul territorio». E se la loro efficacia «perché si acquisti consapevolezza nelle proprie scelte» per Grandolfo, che parteciperà al convegno è subordinata a «un´offerta attiva, andando a intercettare le persone e non solo aspettando che arrivino da sole».
Regione Lombardia, sostiene l´associazione, non si è certo mossa in questa direzione. «Avere introdotto il pagamento del ticket perfino sulla contraccezione, la necessità di avere la prescrizione del proprio medico di base per accedere ai servizi, averli interpretati non più come servizi alla persona, ma come erogatori di prestazioni» per Pietro Puzzi, ginecologo, ne è la conferma. * Bresciaoggi

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