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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

PILLOLE DAI QUOTIDIANI NAZIONALI

Sindacato e rappresentanza, la mossa del Governo


SINDACATO E RAPPRESENTANZA. BREVE RASSEGNA STAMPA

Sulla legge sulla rappresentanza su cui si starebbe muovendo il
governo Renzi parla sul Mattino il segretario generale della Cisl,
Anna Maria Furlan che si dice contraria: “L’accordo (sulla
rappresentanza) c’è, il governo lo rispetti” (intervista di Cinzia
Peluso, p.3). Come era prevedibile, dopo l’intervista del segretario
della Fiom, Maurizio Landini a In mezz’ora di Lucia Annunziata, quasi
tutti i quotidiani di oggi rilanciano le polemiche e i diversi punti
di vista interni al sindacato. Sul Corriere della Sera scrive
Francesco Di Frischia: “Con i lavoratori cambierò il Paese. Ma Camusso
gela Landini: ero all’oscuro” (p.11). Sempre dal Corriere da segnalare
il retroscena di Lorenzo Salvia: “Sulle nuove regole il governo vuole
mediare: convocheremo i sindacati” (p.11). Su Repubblica scrive Paolo
Griseri: “La Cgil gela Landini: cambiamo o siamo finiti. Landini
sferza il sindacato. Gelo Cgil: si muove da solo” (p.4). Sulla legge
sulla rappresentanza molto spazio sul Messaggero. Scrive Diodato
Pirone: “Sindacati, scontro sulla riforma: la sfida di Renzi su
trasparenza e rappresentanza spacca i sindacati” (p.2), mentre
sull’iniziativa di Landini scrive Claudio Marincola: “Landini attacca:
cambierò io il Paese e quattro ex grillini passano con lui” (p.3).
Netto il titolo sui rapporti tra Cgil e Landini quello della Stampa:
“La Cgil gela Landini: non lo appoggiamo. Landini avvisa: io e i
lavoratori cambieremo l’Italia più di Renzi” (Roberto Giovannini,
p.6). Il retroscena sulla Stampa è firmato da Fabio Martini: “E il
premier valuta se offrirgli la legge sulla rappresentanza” (p.7). Le
polemiche nel sindacato fanno notizia anche sui giornali di destra e
moderati (su Il Tempo, “Landini contro la Cgil: rischia di finire”,
Gianni Di Capua, p.8) e sulla stampa free press: “Landini sfida Renzi,
la Cgil lo gela”, Alessandra Severini su Leggo, p.3. Sempre a
proposito dei problemi della rappresentanza, da segnalare sul Corriere
Economia, il Diario sindacale di Enrico Marro dedicato oggi all’avvio
dell’accertamento delle deleghe sindacali: “L’Inps misurerà gli
iscritti ai sindacati” (p.10). Ancora dalle colonne di Repubblica da
segnalare l’analisi di Ilvo Diamanti sulla proposta di Landini: “Una
nuova sinistra extraparlamentare”.

La Cgil dedicherà la giornata di giovedì 19 marzo alla raccolta
nazionale di firme in tutti i luoghi di lavoro per la legge di
iniziativa popolare sugli appalti. Ci sono in Italia più di tre
milioni e mezzo di lavoratori senza alcuna tutela. Il sistema degli
appalti e dei subappalti è uno dei problemi centrali della mancata
crescita del Paese ed è fonte continua di illegalità. Il problema dei
diritti negati nel sistema degli appalti è oggi aggravato dalle nuove
regole introdotte con il Jobs Act. La Cgil si mobilita anche
sull’obiettivo di un nuovo Statuto dei lavoratori per estendere e
rendere universali i diritti, mentre il governo Renzi si prepara a
presentare una proposta di legge sulla rappresentanza sindacale.
Il ministro Madia annuncia le novità sul
pubblico impiego: niente Jobs Act per gli statali e dirigenti
licenziabili. Felice Casson vince le primarie Pd a Venezia.

IL JOBS ACT RENDE PIU’ URGENTE LA LEGGE SUGLI  APPALTI

Le nuove norme introdotte dal Jobs Act, invece di risolvere i
problemi, rischiano di essere peggiorative della situazione lavorativa
legate al grande mondo degli appalti. Per questo diventa ancora più
urgente arrivare alla formulazione di una legge di iniziativa popolare
che si articoli su tre punti principali: “1. Affermare una tutela
reale dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti pubblici
e privati, messi in discussione da almeno tre provvedimenti
legislativi in questi ultimi due anni; 2. Contrastare le pratiche di
concorrenza sleale tra le imprese che non solo finiscono per
ripercuotersi pesantemente sulle stesse condizioni di lavoro ma
perseguono una logica di  competitività fra imprese fondata sulla
prevalenza del principio dei costi in alternativa alla qualità del
lavoro e alle capacità imprenditoriali; 3. Consolidare ed estendere la
clausola sociale riferita al mantenimento del posto di lavoro in caso
di cambio di appalto affermando che, laddove cambia la titolarità
dell'appalto ma si è in presenza della continuità del lavoro, è
legittimo consolidare la continuità dei rapporti di lavoro in essere”.

ISEE. CGIL, CISL, UIL CHIEDONO UN CONFRONTO CON POLETTI

Cgil, Cisl e Uil hanno scritto una lettera indirizzata al ministro del
Lavoro, Giuliano Poletti, ed al sottosegretario alla presidenza del
Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, per tornare a sollecitare un
intervento "urgente" da parte del governo e l'apertura di un confronto
sul nuovo Isee (l'indicatore della situazione economica equivalente)
che nel calcolo comprende anche le pensioni legate a situazioni di
disabilità, le indennità di accompagnamento e gli indennizzi Inail,
parte dichiarata illegittima dal Tar.

SISTEMA FINANZIARIO. QUELLA RIFORMA INDISPENSABILE.

Riformare il sistema bancario per controllare i rischi dei derivati.
 E’ la proposta che è stata avanzata durante l’ultimo incontro del
Forum dell’economia della Cgil che si è svolto a Roma la scorsa
settimana. Raccogliendo favorevolmente la proposta del professor
Marcello Minenna, sulla necessità di introdurre una regolamentazione
che renda obbligatoria la comunicazione preventiva dei rischi dei
derivati ai soggetti interessati, il segretario confederale della
Cgil, Danilo Barbi ha detto che si tratta di “una discussione
necessaria, utile da fare. Dovrebbe essere individuata un'autorità
indipendente di controllo del mercato che renda doverosa la conoscenza
dei rischi finanziari al momento dell'acquisto del prodotto”. La
proposta, secondo Barbi, dovrebbe essere “sostenuta da un'importante
discussione su: come riformare il sistema finanziario e quello
bancario”, dovrebbe essere, inoltre, “accompagnata dall'apertura di un
dibattito europeo sulla distinzione tra banche commerciali e
d'affari”, una distinzione che, come Barbi ha tenuto a sottolineare,
ha funzionato per ben sessantatre anni negli Stati Uniti (dal 1936 al
1999).

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