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Italia Paese malato, crisi internazionale e austerità non spiegano tutto


L’Italia è seriamente malata e vive una crisi di struttura che non può essere spiegata solo con la crisi internazionale e con le politiche di austerità europee». È questo uno dei passaggi chiave dell'intervento di Sergio Ferrari, Riccardo Leoni, Stefano Lucarelli, Paolo Pini, Roberto Romano. 

«Se il Paese, nei due scorsi decenni (1996-2014), ha perso 18,7 punti di Pil rispetto alla media europea, nonostante gli investimenti delle imprese non siano inferiori a quelli dei concorrenti tedeschi, qualcosa di grave è accaduto - scrivono gli autori -. Lo spread di valore aggiunto per addetto sottolinea che l’industria italiana diverge dal target della produzione richiesto dal mercato. Con un effetto drammatico per il paese: tutti gli investimenti delle imprese diventano domanda per produzioni provenienti dall’estero Infatti l’intensità tecnologica degli investimenti delle imprese italiane dal 1987 ad oggi è rimasta stabile al 10%, mentre in tutti i paesi europei cresceva fino al 35-40%. D’altro canto se produciamo tubi di plastica forse non serve spendere in ricerca e sviluppo! E in questo scenario drammatico, l’unica politica industriale che viene promossa è volta al sostegno dei marchi invece che dei brevetti. Forse c’è un grave problema di specializzazione produttiva che affligge l’Italia, e diffondere l’idea di una Baviera italiana rischia di celare questo problema. Potrebbe creare grande ottimismo, ma rischia anche di generare tragica amarezza qualora le aspettative venissero deluse dai risultati del mercato».

In allegato il documento integrale

 

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