via Fratelli Folonari, 20 - Brescia Centralino 030.37291
cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

L'articolo di Goffredo Buccini sul Corriere della Sera

«La grande menzogna durata lo spazio di una strage»


2015-02-12 - La grande menzogna è durata lo spazio di una strage. O almeno: della prima strage di cui abbiamo notizia, perché nessuno può sapere quanti barconi e quanti morti si siano accumulati in fondo al Canale di Sicilia negli ultimi mesi.

I dettagli del naufragio e del calvario dei 460 migranti partiti sabato scorso su quattro gommoni dalla Libia li conosciamo dai racconti dei pochi superstiti (le vittime, dicono, potrebbero essere più di 300 ma, ammonisce la Procura, «non ci sono riscontri»). Ove, come più spesso accade, non ci siano superstiti, non c'è racconto e, in definitiva, non c'è problema. Quale che sia il conto finale delle bare (29 son già sulla terraferma) pare svelarsi lo scopo non dichiarato dell'operazione Triton: risolvere la questione epocale delle migrazioni nel Mediterraneo semplicemente ignorandola. Pattugliare a trenta miglia dalla costa un braccio di mare largo quasi duecento miglia è infatti come non farlo per nulla.

Quando, il 1° novembre, venne varata l'operazione Triton, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, sorrise alle tv: «L'Europa per la prima volta scende in mare! A presidio della frontiera mediterranea!». Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, gli diede sostegno pur rassicurando i più sensibili (è cresciuta nel Pd): «Il soccorso in mare non viene meno, l'Italia non si volterà indietro».

Ora, contando di nuovo morti e dispersi, possiamo dire che non è andata così. Mare Nostrum, con le navi della Marina italiana spinte sino alle coste libiche, ha salvato oltre centomila vite dopo il doppio naufragio dell'ottobre 2013, quando a centinaia annegarono proprio davanti agli scogli di Lampedusa. Nacque dunque sull'onda dell'emotività e dell'emergenza: come tutto ciò che si riesce a decidere in un Paese altrimenti immobile.

Quando emergenza ed emotività cominciarono a scemare, quando gli orrori della jihad islamica iniziarono a proiettare assurdi bagliori sinistri su quel fiume di poveretti che proprio dalla jihad e dalle guerre scappava, quando insomma la propaganda prese il posto della pietà, Mare Nostrum ebbe i giorni contati. Apre le porte ai terroristi, si farneticò. Aumenta gli afflussi (quest'ultima affermazione è smentita dall'Alto commissariato per i rifugiati: nel gennaio del 2015, senza Mare Nostrum, gli arrivi via mare sono stati il 60 per cento in più del gennaio 2014).

I vertici della Marina italiana si sono battuti in solitudine per proseguire i salvataggi in alto mare fino a prendersi accuse di insubordinazione: perbacco, era tempo che Triton entrasse in scena e Mare Nostrum in archivio! L'Italia era riuscita a coinvolgere la riottosa Europa! Ora sappiamo che l'Europa sulle questioni extracontabili (quelle politiche, vere) non esiste ancora.

Triton era una finzione. Siamo soli, più che mai, davanti al consueto dilemma: accettare da nazione adulta un ruolo nel Mediterraneo, che porti fino alle spiagge libiche un nostro avamposto di umanità e legalità, o continuare a versare lacrime di coccodrillo quando le correnti ci trascinano a riva qualche cadavere?

Certo, Mare Nostrum costava 9 milioni al mese: tanti. Poi dipende sempre da come si spendono. Per dire: la banda di Franco Fiorito, Er Batman del Lazio, se ne fece fuori 21, di milioni, tra teste di maiale, ostriche e festini. Gli altri briganti di Rimborsopoli non sono stati da meno. Qualche risparmio, suvvia, possiamo pur farlo.

Approfondimenti