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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

I destini dell'euro, segnalazioni dai quotidiani di giovedì 5 febbraio


Le prime pagine dei quotidiani di oggi alternano titoli d’apertura
sull’implosione di Forza Italia a quelli sul destino dell’euro e
dell’Europa dopo le ultime decisioni della Banca centrale. Ieri
infatti la mossa (più o meno a sorpresa) di Mario Draghi sulla Grecia:
Atene non potrà avere più liquidità in cambio di bond di Stato perché
i titoli greci non sono considerati affidabili. Il presidente della
Bce ha comunicato la notizia direttamente al nuovo premier Alexis
Tsipras, mentre oggi ci sarà un faccia a faccia tra Wolfgang Schauble
e il ministro delle finanze greco Varoufakis. Sia Tsipras, sia
Varoufakis minimizzano: la Grecia non è una minaccia per l’Europa e
alla fine si riuscirà a trovare un accordo sulle modalità del rientro
del debito. Per quanto riguarda la politica italiana si registra la
fine del Patto del Nazareno. Per il premier Renzi si andrà avanti lo
stesso sulla strada delle riforme, “anche da soli”. L’economia
italiana rimane intanto al palo e il ministro del lavoro Poletti è
costretto ad ammettere il flop delle misure a favore dei giovani. La
Cgil nazionale è impegnata a discutere del Jobs Act e dei suoi effetti
in diverse aree del Paese. Il segretario generale Susanna Camusso ha
ribadito ieri tutte le critiche del sindacato alla politica del lavoro
del governo. Si fa finta di cambiare, ma rimangono i contratti
precari e non si creano nuovi posti di lavoro stabili.

CAMUSSO: CANCELLARE IL PRECARIATO, NON SERVONO ARTIFIZI

La riforma del lavoro richiede "la cancellazione" delle varie
tipologie di precariato e "non qualche artifizio per far finta di
cambiare". Lo ha affermato ieri il segretario generale della Cgil,
Susanna Camusso, intervistata a margine di un convegno sul Jobs act al
Cnel. "Mi pare che in ogni occasione in cui il ministro del Welfare ha
nominato una tipologia contrattuale - ha affermato il segretario
generale - poi ha spiegato che non si poteva abolirla. Se ha cambiato
idea noi saremo i primi ad essere entusiasti". Il leader della Cgil ha
poi spiegato di "continuare a pensare che si racconta una cosa e ne
sta succedendo un' altra". Camusso ha ribadito che il sindacato
aspetta di conoscere gli altri decreti legge di attuazione del Jobs
Act per compiere una valutazione, senza escludere alcuno strumento di
opposizione. Rispondendo ad una domanda sulle aspettative dell' azione
di governo futura Camusso ha sottolineato che di fronte all' emergenza
occupazione, "il punto essenziale sarebbe un piano del lavoro"; il
timore invece è che "si continuerà ad intervenire su aspetti
marginali".

UNA BORDATA CONTRO ATENE? I COMMENTI

Sul Sole 24 ore da segnalare un’analisi interessante di Carlo Bastasin
secondo il quale Draghi è stato obbligato a prendere la decisione sui
titoli greci per la pressione politica di tutti gli altri governi. Ma
sarebbe molto pericoloso tirare troppo la corda. Titolo dell’articolo
di Bastasin: “La spallata a Syriza e le ragioni di un’intesa” (p.1).
Sempre sul Sole, l’analisi di Donato Masciandaro, “La tela di Penelope
della Bce”: “Cosa faceva Penelope? Tesseva la tela di giorno e la
disfaceva di notte. Lo stesso rischia di fare la Banca centrale
europea con la liquidità: la politica monetaria prova ad aggiustare il
meccanismo che lega il credito alla crescita, la politica di vigilanza
rischia di distruggerlo”. In altre parole la politica quantitativa di
espansione monetaria (Qe) può essere vanificata da una cattiva
politica di vigilanza…E se Bastasin e Masciandaro esprimono critiche e
perplessità sulle decisioni della Bce, c’è chi difende la mossa di
Draghi. “Grecia tra riforme e realismo. Draghi ha evitato il
contagio”, è per esempio il commento di Kenneth Rogoff, (p.21) mentre
anche Jean Pisani-Ferry sostiene che la Bce non va criticata perché fa
il suo lavoro (p.21). Sul Corriere della Sera, oltre all’editoriale di
Francesco Giavazzi (Le trame contro l’euro), è da segnalare il
paragone che avanza Massimo Sideri tra la proposta del ministro
Varoufakis e i titoli-Pil distribuiti in Argentina dopo il default del
2001 (p.12). Sempre sul Corriere è interessante l’approfondimento
dell’inviato a Berlino Ivo Caizzi, “Tsipras chiede tempo, i paletti
della Merkel”. La cancelliera tedesca avrebbe detto a Tsipras che
tutti gli impegni vanno rispettati. Ma per la prossima settimana è
convocata una riunione straordinaria dell’Eurogruppo per discutere le
ipotesi di allungamento del debito ellenico (p12). Su Repubblica
Federico Fubini spiega che questa volta Mario Draghi non aveva altra
scelta: l’istituto di emissione presta denaro alle banche dell’area
euro solo in base a regole precise: in cambio di quei finanziamenti
queste ultime devono portare in garanzia a Francoforte delle
obbligazioni (di solito titoli di Stato) di qualità, almeno
accettabile. Se i titoli sono però classificati come “spazzatura”
perché sono emessi da governi in insolvenza o vicini ad essa, la Bce
può accettarli solo a condizioni molto precise. In pratica sembra che
il governo sia ora costretto in una sorta di imbuto. Avrà liquidità
solo se accetta la troika, cosa che il governo greco non vuole fare.
La situazione è dunque appesa ad un filo e il tempo che ci si dà per
le decisioni finali è di una settimana. La deadline è fissata per
mercoledì prossimo. Sempre secondo Fubini, il messaggio politico di
Draghi è stato esplicito: la Grecia è un caso a sé e non può essere
considerata come “un apripista di un confronto europeo fra Roma,
Parigi o Berlino”. (Repubblica, p.11). Sempre su Repubblica da
Bruxelles Andrea Bonanni parla di un asse tra Berlino, Roma e Parigi:
su Atene cala il gelo del rigore” . Quindi anche tra quelli che si
sono dimostrati più aperti e disponibili al dialogo, ora Tsipras trova
critici severi. Ecco per esempio quello che ha dichiarato il
presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz: “Se la Grecia
modifica unilateralmente gli accordi, l’altra parte non è più
obbligata a rispettarli, pertanto lo Stato non sarà più in grado di
finanziarsi”.

ALTRI APPROFONDIMENTI

QUELLA CRISI CHE NON PASSA

Su La Stampa, (p.12) Davide Lessi racconta tre storie di aziende dove
i lavoratori hanno preso in mano la gestione per evitare la chiusura.
“Mi sono tagliato lo stipendio, ma almeno continuo a lavorare. Da
Cuneo a Palermo, sfide di aziende in mano agli ex operai. Parlano:
Stefania Zanellato, dipendente Editoriale Zanardi di Padova, Aldo
Soldi, direttore generale di Coopfon e Gaetano Salpietro, presidente
della cooperativa Progetto Olimpo di Palermo. “In Sicilia, dice
Salpietro, c’è bisogno di esperienze di questo tipo perché la
situazione è disastrosa. Vendiamo i prodotti locali e quelli
provenienti dai terreni confiscati alle mafie”. Per Aldo Soldi, “non è
facile far ripartire un’azienda dopo il fallimento: le cose più
complesse sono riallacciare i rapporti con i fornitori e far cambiare
mentalità ai dipendenti”. Drammatica anche la testimonianza di
Stefania Zanellato: “Uno dei nostri titolari si è ucciso. Lo abbiamo
fatto per noi, ma anche per continuare a fare quello che lui amava
tanto. Però le difficoltà sono state molte”.

Su Repubblica (p.26) Giuliano Foschini fa invece il punto sull’Ilva,
ma le notizie non sono positive: “Governo diviso, casse Ilva a secco,
Il ministero dell’Ambiente non sblocca i 150 milioni messi a
disposizione da Fintecna. Oggi il vertice a Palazzo Chigi”

Sul Messaggero, a proposito di lavoro, delle politiche scelte dal
governo Renzi e soprattutto a proposito del flop delle misure messe in
campo a favore ei giovani, parla il ministro Giuliano Poletti
intervistato da Giusy Franzese: “Subito il cumulo dei bonus, ecco come
riparte Garanzia giovani (p.8)

L’Avvenire intervista il premio Nobel, Joseph Stiglitz secondo il
quale è sbagliato puntare tutto sulla semplice crescita del Pil.
”Comincerei prima di tutto a utilizzare il Prodotto nazionale lordo.
Il Pil guarda alla ricchezza creata dal Paese. Il Pnl, il reddito
all’interno del Paese. Quando si privatizza, la ricchezza generata può
uscire dal Paese. (intervista di Elena Molinari, p.19).

Approfondimenti