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Bce e moneta, Cgil: «Bene, ma ora servono investimenti e crescita». Segnalazioni dai quotidiani di venerdì 23 gennaio


Sessanta miliardi al mese fino al settembre del 2016, 1140 miliardi
complessivi per il Qe, il Quantitative easing. In caso di perdite,
Francoforte condividerà solo il 20 per cento. Il resto sarà sulle
spalle delle Banche centrali nazionali. L’obiettivo è sconfiggere la
deflazione. Questa l’entità delle misure che il presidente della Bce
Mario Draghi è riuscito a far passare nonostante le numerose
resistenze di questi ultimi mesi guidate dalla Bundesbank. Per la Cgil
era ora che si intervenisse con misure anti deflazione. Una mossa che
ormai era diventata assolutamente necessaria e che rischia di essere
perfino fuori tempo, ma che comunque non  risolverà i problemi se non
sarà seguita da un cambiamento reale e profondo delle politiche di
austerità finora praticate. Domenica le elezioni in Grecia. Ieri la
grande manifestazione dei sostenitori di Alexis Tsipras, che ha chiuso
la campagna elettorale promettendo una vera svolta: la Grecia pagherà
il debito, ma l’austerità deve finire. Insieme a lui, sul palco, il
leader spagnolo di Podemos, Pablo Iglesias. In Italia non si placano
le polemiche nel Pd dopo la dura accusa di Stefano Fassina: Renzi
avrebbe capeggiato il boicottaggio di Prodi. Tutte sciocchezze, è la
risposta ufficiale del partito anche se il segretario Renzi preferisce
non parlare. Intanto il ministro Poletti risponde alla Cgil: è vero,
la legge Fornero deve essere cambiata per evitare catastrofici effetti
sociali. Oggi a Genova, la Cgil ricorda Guido Rossa, il delegato Fiom
iscritto al Pci ucciso dalle Br il 24 gennaio 1979.

EUROPA. ORA BISOGNA PASSARE DALL’AUSTERITA’ AGLI INVESTIMENTI

“Finalmente la Bce si è decisa ad intervenire veramente con l'unico
strumento che può garantire una certa efficacia contro la stretta
recessiva e deflattiva che sta soffocando l'eurozona”. Così il
segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi,  ha commentato ieri a
caldo il piano sul Quantitative easing illustrato dal presidente della
Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che prevede un acquisto mensile
di titoli di stato pari a 60miliardi di euro fino alla fine di
settembre 2016. Per il dirigente sindacale, l'intervento “conferma gli
errori della politica economica europea e della stessa Bce compiuti
fino ad oggi” infatti, aggiunge Barbi “si è reso necessario in quanto
l'economia dell'eurozona è bloccata, nonostante le false promesse
dell'austerità espansiva. L'errore è sempre stato quello di
sottovalutare la natura strutturale di questa crisi, rifiutandosi di
programmare una vera politica espansiva”. Il Quantitative easing
varato dal consiglio direttivo dell'istituto di Francoforte, comunque,
secondo Barbi “si è reso necessario, ma non sarà sufficiente a
garantire la crescita e la ripresa dell'occupazione, non sarà in
grado, come invece è stato per l'esperienza americana, di promuovere
una politica di crescita per l'insieme dell'eurozona”. Per il
segretario della Cgil, dunque, “tocca alla Commissione Europea
cambiare la politica economica, passando dall'austerità ad una
politica di investimenti pubblici e privati e superando il Fiscal
Campact”.

I PRINCIPALI COMMENTI ALLA MOSSA DI DRAGHI

Il Quantitative easing (Qe), il piano di immissione di nuova moneta
circolante nel sistema finanziario attraverso l’acquisto sul mercato
di titoli pubblici e privati, è oggetto di varie riflessioni di segno
diverso. Sul manifesto (che come al solito propone un titolo
scherzoso, “Dragon Ball”), scrive Vincenzo Comito, storico della
finanza. Titolo del commento di Comito: “Un Quantitative easing a
misura di Berlino (prima pagina con giro a pagina 9). Secondo Comito
sulla carta la misura messa in campo dalla Bce ha varie potenzialità,
ma si tratta di superare numerosi ostacoli e possibili complicazioni.
Sul Corriere della Sera, da Parigi, Stefano Montefiori intervista
l’economista Thomas Piketty: “Per salvare l’Europa serve ben più di
una banca centrale” (p.2). Secondo Piketty, la priorità è oggi quella
di investire nell’innovazione e nell’università e di evitare che gli
acquisti di titoli sfocino in bolle anziché rilanciare l’economia.
Sempre sul Corriere il commento di Danilo Taino, “Il coraggio
necessario per affrontare la crisi”. Sul Sole 24 ore Alessandro Merli
spiega come “super Mario ha aggirato il no tedesco” e Carlo Bastasin
parla del “Bivio tra euforia e depressione nera”. Su Repubblica da
segnalare il retroscena di Federico Fubini sui “dubbi di Visco sul
compromesso” e l’analisi di Andrea Bonanni, “La soluzione venti per
cento”. Da ricordare anche, sempre di Federico Fubini un pezzo uscito
ieri su Repubblica che spiega nel dettaglio il meccanismo del
Quantitative easing (ora si può rileggere sul sito di repubblica).
Ancora su Repubblica interessante il racconto di Andrea Tarquini. Sul
Messaggero scrive Marco Fortis, “SuperMario italiano batte Bruxelles
per coraggio”. Sempre sul Messaggero da segnalare il retroscena di
David Carretta, “Così Berlino vince sulla condivisione di eventuali
perdite” (p.2), e quello sugli effetti delle misure sull’economia
reale, “Famiglie e imprese per l’Italia in gioco fino a 120 miliardi”
di Andrea Bassi a pagina 5. Su La Stampa il commento di Franco Bruni,
“Adesso niente alibi per la ripresa”.

IL MINISTRO POLETTI ANNUNCIA LA RIFORMA DELLA FORNERO

Anche il ministro Giuliano Poletti è convinto che la legge Fornero
sulle pensione vada cambiata. Sul Messaggero di oggi scrive Giusy
Franzese, “Poletti: età flessibile per la pensione”. Il ministro
spiega che il governo ha intenzione di concentrarsi sulle modifiche
della riforma Fornero subito dopo aver concluso l’iter dei decreti
attuativi della riforma del lavoro. Su La Stampa scrive Antonio Pitoni
(“Poletti: dopo il Jobs Act cambieremo le pensioni”) che ricorda la
sollecitazione della Cgil e in particolare le dichiarazioni del
segretario generale Susanna Camusso. Secondo Pitoni l’uscita di ieri
di Poletti è una risposta diretta alle sollecitazioni del sindacato.
Articoli sulle dichiarazioni di Poletti anche sul Fatto Quotidiano, Il
Mattino e il Garantista. Articoli anche sull’Avvenire e il Manifesto,
“Cambiare la Fornero, altrimenti ci sarà un’emergenza sociale”

 

 

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