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Nuove famiglie, Uguali diritti: in risposta al documento dei "cristiani impegnati"


Inviamo di seguito una risposta al documento degli autodefinitisi 'cristiani impegnati'. La lettera è promossa dalle associazioni Agedo, Arcigay Orlando e Famiglie Arcobaleno e sostenuta e condivisa dal Coordinamento Nuove Famiglie, Uguali Diritti di Brescia.

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Ci rivolgiamo a voi, che vi arrogate la certezza di sapere cosa è il Giusto e da questo presupposto fate derivare il diritto di decidere anche per noi, per le nostre vite e i nostri affetti.

Da tempo abbiamo imparato – e ogni giorno ne sentiamo il dolore dentro di noi – che la diversità fa paura e che la reazione a tale paura può fare molto male, anche se ammantata di parole forbite e di richiami al rispetto.

Ma il rispetto nasce dalla consapevolezza del valore dell'Altra/o, non dalla negazione di tale valore. Il rispetto non è solo tolleranza, è molto di più; è, citiamo dalla Treccani: un sentimento che porta a riconoscere i diritti, il decoro, la dignità e la personalità stessa di qualcuno, e quindi ad astenersi da ogni manifestazione che possa offendere.

Non abbiamo trovato nulla di tutto ciò nella vostra lettera, che invoca una 'naturalità' da cui saremmo escluse ed esclusi; non abbiamo trovato una volontà di riconoscimento di pari dignità, ma una gerarchizzazione delle unioni affettive, che ci colloca persino fuori dal riconoscimento in quanto 'famiglie'.

Non abbiamo trovato alcun richiamo all'amore nella vostra lettera, solo l'affanno di negare diritti a chi non rientra nei canoni da voi definiti come gli unici validi. Nessuna considerazione del valore, della bellezza di unioni spesso ultra-decennali che si misurano pressoché quotidianamente con ignoranza, pregiudizi, sguardi ostili, parole di scherno, di commiserazione o di scarna sopportazione. Nessuna attenzione ai nostri figli e figlie, nessuna voglia di capire davvero cosa è bene per loro.

Solo formule tanto rigide quanto escludenti.

Le parole possono fare più male dei gesti, a volte.

La violenza ha molte forme.

E, allora, giriamo lo sguardo intorno a noi, per cercare chi sentiamo al nostro fianco contro ogni tipo di violenza, in qualsiasi forma essa si manifesti e ovunque si annidi.

Quella che sta nei gesti e quella, ancora più insidiosa, che si nasconde nelle parole.

Quella che si ammanta di 'sacri principi' per negare dignità e pieno riconoscimento alle diversità.

Quella che – protetta da vincoli giuridici o di sangue – si annida a volte, troppo spesso, in famiglia.

Quella che scrive i destini di ragazzi e ragazze, li ingabbia in ruoli pre-determinati e imprigiona i loro desideri.

Quella che fa sentire sbagliati, fuori posto, quella che obbliga a nascondersi.

Quella che si maschera da premuroso aiuto psicologico per 'ricondurre nella normalità'.

Quella che, per affermare i diritti di qualcuno, li vuole negare ad altri.

Non è questo il mondo che desideriamo, non è questo il mondo che vogliamo per le nostre bimbe e per i nostri bimbi.

Per fortuna, non siamo soli, non siamo sole.

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