Apprendiamo dal signor Sandro Cheula (pagina 7 delle pagine locali del Corriere di martedì 11 novembre) che bisognerebbe vietare per legge ai pensionati l'iscrizione al sindacato. Mi limito a suggerire che prima di introdurre questa legge bisognerebbe quanto meno modificare l'articolo 39 della Costituzione, laddove si legge che «L'organizzazione sindacale è libera» e che «Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge». Solo a quel punto si potrebbe introdurre la legge auspicata da Cheula. Nel frattempo noi continueremo a tenerci stretti i pensionati e le pensionate, i disoccupati e le disoccupate, i lavoratori del pubblico e quelli del privato. Lo dice anche il nostro statuto, proprio all'articolo 1: «La Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL) è un'organizzazione sindacale di natura programmatica, unitaria, laica, democratica, plurietnica, di donne e uomini, che promuove la libera associazione e l'autotutela solidale e collettiva delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti o eterodiretti, di quelli occupati in forme cooperative e autogestite, dei parasubordinati, dei disoccupati, inoccupati, o comunque in cerca di prima occupazione, delle pensionate e dei pensionati, delle anziane e degli anziani». Nella prima riga dello statuto si parla di «confederazione», concetto magari non immediato ma che richiama l'idea dello stare insieme anche di categorie diverse. Nel secondo capoverso, pensi, scriviamo addirittura che «l'adesione alla Cgil è volontaria». Siamo un sindacato grande, abbiamo i nostri problemi di rappresentanza, ma mi auguro che almeno quelli li si possa gestire in autonomia. Dopodiché, con il loro sostegno (non solo e non tanto economico) saranno lavoratori e pensionati a dirci cosa dobbiamo fare.
Cordialmente
Damiano Galletti
segretario generale Camera del Lavoro di Brescia