via Fratelli Folonari, 20 - Brescia Centralino 030.37291
cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

Il 25 ottobre, segnalazioni dai quotidiani nazionali


Migliaia di persone hanno invaso ieri Roma rispondendo all'appello della Cgil. Qualcuno parla di un milione, ma le cifre in questo caso sono poco importanti vista l'imponenza evidente a tutti della manifestazione per il Lavoro, la dignità, l'uguaglianza. Chiuso il palco di San Giovanni, la Cgil ha ringraziato la Questura, le forze dell'ordine, il Comune di Roma e tutti i lavoratori che hanno permesso la perfetta riuscita di una manifestazione così imponente, nonché un "sentito ringraziamento alla cittàdi Roma e a tutti i suoi cittadini per aver saputo, ancora una volta, ospitare nel migliore dei modi una grande manifestazione  democratica". E ovviamente un grazie a tutte le strutture della Cgil che si sono mobilitate in modo davvero straordinario. Come era stato annunciato alla vigilia dal segretario generale Susanna Camusso, la manifestazione è stata grande, bella e
colorata. Tantissimi gli striscioni da ogni parte d'Italia, grandissima la presenza di lavoratori di ogni settore, giovani, studenti, lavoratori precari, false partite Iva e tanti "nonni per il lavoro". I giovani della Cgil protagonisti di un divertente flash mob "Xtutti" in piazza. Impossibile in questo mattinale sintetizzare e raccontare tutto quello che è successo ieri. Rimandiamo quindi al sito della Cgil (www.cgil.it), a Rassegna (www.rassegna.it) che ha seguito in diretta l'evento dai due cortei e dal palco di San Giovanni (dove hanno suonato i musicisti licenziati del Teatro di Roma commuovendo tutti) e al sito di Radio Articolo 1, che ha mandato in streaming tutta la manifestazione. Sul sito della radio è possibile ora riascoltare l'intervento conclusivo di Susanna Camusso, oltre tutti gli altri contributi. Per chi è interessato e non ha potuto partecipare alla
manifestazione consigliamo anche di andare sulla pagina Facebook della Cgil e sul profilo Fb di rassegna: troverete tante storie di chi è stato ieri a Roma, foto e video. Annunciato anche un film autoprodotto sulla manifestazione, che sarà diretto dal regista Citto Maselli. E ora che succede? Quanto peserà una manifestazione così importante (forse storica) sulle scelte del governo e in generale sugli equilibri politici della sinistra? Domani il primo banco di prova con l'incontro al Ministero del lavoro tra governo e sindacati confederali. I segnali non sono per niente positivi: ieri il premier Matteo Renzi, commentando la manifestazione, ha ripetuto il suo rispetto per la Cgil, ma ha confermato che le linee di politica del lavoro e di politica economica non si cambieranno. E alla sua Leopolda è anche rispuntato un vecchio cavallo di battaglia della destra di ogni epoca:
l'attacco al diritto di sciopero. Se ne è fatto carico in questo caso il finanziere Davide Serra, amico e consulente del premier. In questo mattinale veloce della domenica possiamo dare conto brevemente solo dei principali commenti e delle reazioni al discorso di Susanna Camusso, che ieri sul palco ha indossato una t-shirt bianca con la scritta Marta, in polemica con Renzi che aveva detto di non sentirsi Margaret Thatcher, ma Marta una giovane lavoratrice precaria. Siamo noi che stiamo con i giovani e con i lavoratori, siamo noi che c'eravamo ei ci saremo ancora, ha detto il segretario generale. Continueremo la nostra battaglia contro le politiche sbagliate con ogni mezzo, anche con lo sciopero generale, se si renderà necessario. Ma quello che più conta è che da oggi inizia un altro percorso che Susanna Camusso sintetizza con due parole che non temono ambiguità: "al lavoro e
alla lotta". Per ripartire è necessario ripensare prima di tutto le politiche fiscali, a cominciare da una vera patrimoniale sulle grandi ricchezze.

Camusso: senza il lavoro si può solo arretrare

"Questi sono i colori del lavoro, noi siamo con Marta con Debora con tutti i lavoratori e lavoratrici" così ha esordito Susanna Camusso guardando la piazza gremita, verso la quale secondo il segretario generale della Cgil, il premier Renzi si è rivolto con toni irrispettosi: "alla Leopolda e a palazzo Chigi sappiano che noi non deleghiamo a nessuno le questioni del lavoro" perché è nel lavoro che risiede il futuro del Paese, la strada per risollevarsi dalla crisi. "Non c'è uscita dalla crisi senza lavoro, lavoro buono, tutelato" non come sta facendo il governo con "tagli ai diritti e salari più bassi". "Noi vogliamo davvero cambiare il Paese, e il cambiamento è in questa piazza, nei tanti presidi davanti ai cancelli delle aziende per difendere il lavoro. La voglia di cambiare è nei pensionati, è nel volto della lavoratrice licenziata perchè ha scelto di diventare
mamma, è nello sguardo del giovane che sta preparando la valigia per emigrare. Per tutti questi volti dobbiamo cambiare verso e la prima scelta deve essere il lavoro, libero e dignitoso, con i diritti. Senza lavoro non si cambia, ma si arretra". Non cambia verso per Camusso la legge di stabilità: "il rigore dell'Unione europea continuerà a mantenere il Paese nella stagnazione, la legge di stabilità non cambia verso, non è sufficiente a cambiare strada". La manovra non può essere costruita, ha detto Camusso con "qualche taglio in più e qualche bonus, è insufficiente a creare giustizia". Giustizia e uguaglianza, ha precisato Camusso non sono parole "antiche", ma "sono la precondizione del futuro". Per la dirigente sindacale "non si può fare la guerra tra poveri" per evitarla è indispensabile "una tassa sulle grandi ricchezze, progressività e giustizia
fiscale". Sull'articolo 18, la leader della Cgil ha ribadito a gran voce, con esultanza della piazza "nessuno può dire che sia un totem ideologico, è una norma che difende la libertà dei lavoratori, si tratta di tutele concrete non ideologiche che fanno la differenza fra il lavoro servile e il lavoro moderno" e ha aggiunto "nessuno può dire in buona fede che togliere l'articolo 18 serva per la crescita". Inoltre, ha ricordato Camusso lo Statuto dei Lavoratori deve includere tutte le lavoratrici e i lavoratori e allargare le tutele universali, come tutela della maternità, della malattia e infortunio e del diritto al riposo, all'equa retribuzione. La manifestazione nazionale di oggi è solo una tappa. La Cgil è pronta a continuare la sua protesta per cambiare il Jobs act e la politica di questo governo anche con lo sciopero generale. I prossimi appuntamenti come ricordato
dal segretario generale della Cgil saranno: il 5 novembre al fianco dei pensionati e l'8 novembre in piazza con i lavoratori del pubblico impiego. "E noi che non abbiamo paura della memoria, gridiamo come una volta 'al lavoro e alla lotta'". Così ha concluso il suo discorso dal palco di San Giovanni,  Susanna Camusso, mentre come sottofondo si sentivano le note di "un'ora sola ti vorrei" , in riferimento all'ultimo incontro del presidente Renzi con le organizzazioni sindacali, a cui aveva concesso un incontro di un'ora. Tantissimi ovviamente gli articoli di oggi sulla manifestazione e sulle parole di Susanna Camusso. Pochi nei titoli hanno ripreso però uno dei temi forti rilanciati ieri, ovvero la necessità di reperire risorse per la crescita anche attraverso una vera tassa patrimoniale (fa eccezione Antonio Sciotto sul manifesto che si concentra proprio su questo punto:
"Una patrimoniale per ripartire", p,3). (L'intervento integrale di Susanna Camusso su Radio articolo 1. Sul sito della Radio anche il commento sulla manifestazione del direttore Altero Frigerio e su rassegna quello di Guido Iocca).

Ma alla Leopolda rispunta l'attacco al diritto di sciopero

Il Sole 24 ore racconta che ieri alla Leopolda di Firenze il premier Matteo Renzi è apparso alquanto infastidito per l'intervento del suo amico Davide Serra che non ha trovato niente di meglio da fare in un giornata di tensione tra Pd e Cgil e all'interno del partito stesso si rilanciare l'idea conservatrice di limitare il diritto di sciopero, in particolare nella pubblica amministrazione. Il Sole spiega che dal palco della Leopolda, Renzi ha fatto intervenire subito dopo la deputata Silvia Fregola per correggere la linea di Serra: lo sciopero è un diritto.

Bandiere rosse e camicie bianche

Sono molti i commentatori che in questi giorni mettono l'accento sulla spaccatura interna alla sinistra. Sul Corriere della SeraAldo Cazzullo parla di una vera e propria scissione nella sinistra, una scissione che secondo lui sarebbe anche cromatica: "da una parte le bandiere rosse, dall'altra le camicie bianche", quelli di Renzi ovviamente. Raccontando i cortei di ieri e commentando le battute di politici e sindacalisti, Cazzullo spiega che ormai convivono a sinistra due mondi paralleli che non si appartengono più. Anche Roberto Mania su Repubblica parla di popolo dell'altra sinistra presente ieri in piazza a Roma: Nel popolo dell'altra sinistra tanti giovani e pochi reduci" (p.4).

La minoranza Pd voterà no al Jobs Act. Renzi va avanti: qui si crea lavoro

Sempre sul Corriere della Sera da segnalare gli approfondimenti di Monica Guerzoni su Fassina e Cuperlo che ieri hanno partecipato alla manifestazione della Cgil e che hanno dhichiato di non voler votare sì al Jobs Act. Dalla Leopolda Renzi ha risposto che solo dalla sua parte si potrà procedere verso il futuro, da noi si crea lavoro (e per convincere tutti alla Leopolda ha fatto parlare gli imprenditori). Della risposta di Renzi alla manifestazione della Cgil parla Maria Terese Meli sempre sul Corriere: "La piazza e la tattica del leader, toni bassi e risposte concrete". Matteo Renzi - scrive la Meli - non va allo scontro con la Cgil. Non è questa la linea che gli interessa adottare..ma il segretario premier si rende conto che una risposta alla piazza in qualche modo dovrà pur darla, anche per non farsi sommergere mediaticamente dal corteo della Cgil. Perciò nel primo
pomeriggio sale sul palco e inverte l'ordine dei lavori dando la parola a una decina di imprenditori di successo per poter lanciare il messaggio: qui da noi si crea lavoro. Su Repubblica, a proposito del voto contrario al Jobs Act annunciato dalla minoranza del Pd (o almeno da alcuni parlamentari) parla Stefano Fassina in una intervista a Repubblica: "Fiducia o non fiducia, per quanto mi riguarda non voterò il Jobs Act uscito dal Senato" (p.5). Sulla Stampadella minoranza Pd presente al corteo parla Francesca Schianchi (p.2), mentre Roberto Giovannini parla di una riuscita piena della prova di forza della Cgil nei confronti del premier Renzi. Della sinistra Dem che ora alza la posta parla sul Messaggero Claudio Marincola(p.2): ora dovranno dialogare con noi.

Guerini smentisce la scissione: non esistono due partiti distinti

In risposta a chi parla di divaricazione profonda e perfino di possibile scissione del Pd, interviene con una intervista su RepubblicaLorenzo Guerini, vicesegretario del Pd: Non esistono due partiti distinti, dice, con il confronto troveremo l'intesa. Rispetto alla manifestazione Guerini parla di eccessi della piazza e della contraddizione della partecipazione ai cortei di alcuni parlamentari del Pd. Alla domanda sulla eventualità di uno sciopero generale, Guerini risponde così: "Vedremo se sarà programmato. Rilevo che in piazza c'è una sigla, non tutto il sindacato. E non vedo necessità di uno sciopero generale. E' partito il confronto tra governo e parti sociali e mi auguro che continui per evitare scioperi con una piattaforma difficile da capire". Sul Mattino Marco Contispiega che il premier Renzi non teme i dissidenti nel partito perché non avrebbero un leader (p.4).
Sono molti i quotidiani, soprattutto della destra, che invece che occuparsi della manifestazione della Cgil preferiscono andare a sfrugugliare nelle divisioni a sinistra. Il manifesto fa eccezione perché titola su una grande foto della piazza, "Gli straordinari". Per il direttore Norma Rangeri quello che si è visto ieri a Roma è il vero capitale della sinistra, a prescindere o oltre ogni gioco di fazione e di piccole correnti.

Togliatti, Crozza, Turandot e cinegiornali dell'era Renzi. Linguaggi a confronto

La manifestazione di ieri è stata anche un importante momento di sperimentazione di nuovi linguaggi della comunicazione sindacale e politica con un uso molto spinto e originale dell'ironia e con messaggi diversi da quelli tradizionali. Ne riflette tra gli altri sul Fatto Quotidiano Salvatore Cannavò(p.4). E a proposito di uso dell'ironia c'è da segnalare il secondo cinegiornale dell'era Renzi di Paolo Hendel lanciato da Radio Articolo 1 (oltre che su sito della radio si può vedere sul repubblica.it). Sull'uso dei social network e sui linguaggi politici che cambiano riflette anche Alberto Piccinini sul manifesto con un pezzo molto critico e come è nel suo stile anche un po' acido sugli hashstag utilizzati sia dalla Cgil, sia dai renziani nel Pd: "La guerra degli hashtag fallimentari": "Corso Italia propone il tremendo #tuTogliioincludo. Nardella non è da meno: #VieniAllaLeopolda.

Approfondimenti